L’appuntamento è in Viale Trastevere a Roma, davanti al Ministero dell’Istruzione, Università, Ricerca.
“Priorità alla scuola” è il nome della manifestazione organizzata dalle associazioni dei genitori, degli insegnanti e dalla comunità educante, che chiede alla Ministra Lucia Azzolina di riaprire la scuola “in sicurezza” e non dimenticare il ruolo strategico che l’educazione ha per gli individui, la famiglia, la società in generale.
Si sono riuniti in centinaia, con severe regole di isolamento fisico (“non sociale” ci tengono a dire): 2 metri di distanza tra persone e/o nuclei familiari e utilizzo della mascherina.
La Manifestazioni si tiene, in contemporanea, in 20 altre piazze italiane.
TuttoLavoro24.it presente oggi all’evento ha raccolto la testimonianza di numerosi genitori, insegnanti precari, sostenitori, che vogliono un piano per il ritorno alla normalità scolastica, familiare e quindi di vita.
LA TESTIMONIANZA
Tra i genitori scesi in piazza c’è Silvia G., mamma lavoratrice di 3 figli, tutti al di sotto dei 6 anni, che ci racconta la sua storia e il suo pensiero.
“In questa fase noi genitori stiamo facendo una gran fatica a portare avanti tutto, sia il ruolo di mamma che di lavoratrice, ma anche il semplice dover trovare spazi in quanto donna. Non dimentichiamo che una persona adulta avrebbe bisogno di uno spazio anche per sé, che in questo momento non è per nulla preso in considerazione.
Partecipo all’iniziativa di oggi per varie ragioni. La prima corrisponde alla semplice necessità che le scuole riaprano per poter effettivamente tornare ad una vita normale, con i ritmi normali che consentano ad ogni individuo della famiglia di avere il proprio spazio, le proprie relazioni, i propri affetti, e non sia tutto concentrato tutto sui due adulti di riferimento.
L’altra ragione è la necessità dell’educazione scolastica.
La terza, ma ugualmente importante, è il fatto che si sta creando un divario di genere che non recupereremo con molta velocità, che sta spazzando via progressi del ruolo delle donne nel mondo del lavoro, fatti negli ultimi 50 anni, e che probabilmente porterà al fatto che davanti ad una organizzazione familiare, dove c’è necessità che uno dei genitori resti a casa perchè altrimenti non c’è un’altra soluzione per stare con i bambini, sarà la donna a rinunciare o comunque a sacrificare il proprio lavoro. Perchè sono solitamente lavori più precari, pagati peggio, dove le opportunità di carriere si riducono. Nella maggior parte dei casi sarà così tant’è che statistiche dicono che il 70% degli uomini è tornato a lavorare contro il 30% delle donne. Al di là delle statistiche sono i fatti che ci dimostrano questo. Non c’è un’azione di tutela e di supporto “al femminile”, alle donne e alle “donne madri”.
In più si sta facendo un danno serio nella crescita fisiologica dei bambini perchè i bambini hanno bisogno di più punti di riferimento, non si può pensare che ci siano solo il padre e la madre”.