HomeEvidenzaPensione, libertà di scelta: uscita anticipata con 1.300 euro

Pensione, libertà di scelta: uscita anticipata con 1.300 euro

ROMA – La riforma pensionista con il superamento della Legge Fornero è uno degli obiettivi del Governo per il 2022. Lo ha promesso il premier Mario Draghi l’autunno scorso. E lo sanno bene i sindacati che aspettano un proposta dall’Esecutivo.

A rompere gli indugi è ora una proposta del Ministero del Lavoro contenuta nella Direttiva n. 28/22.

Una proposta di flessibilità in uscita che dà un certo margine di scelta al lavoratore che si avvicina all’età anagrafica della pensione.

Ne parla l’edizione odierna del quotidiano Italia Oggi in edicola a proposito di questa diretti che

“prevede un «intervento sul sistema pensionistico, attraverso il dialogo e il confronto con le parti sociali, volto a garantire un sistema equo e flessibile nell’uscita dal mercato del lavoro». Un sistema «equo» e «flessibile» di pensionamento è quello che, a partire da un’etàlegale” (oggi 67 anni, ma è destinata a crescere con la speranza di vita) consente di anticipare/posticipare l’effettiva età di pensionamento («flessibilità») agendo sul calcolo della pensione: cala se si anticipa e cresce se si posticipa, rispetto all’età “legale” («equità»). Già oggi il sistema funziona in questi termini, ma al solo fine di preservare i conti pubblici. Quindi con zero duttilità per i lavoratori. I quali possono anticipare di tre anni la pensione (64 anni) solo se hanno maturato un assegno mensile di almeno 2,8 volte l’assegno sociale, cioè circa 1.300 euro. In senso contrario, però, se a 67 anni non hanno maturato una pensione almeno pari a 1,5 volte l’assegno sociale (circa 700 euro mensili) non possono mettersi in pensione e devono continuare a lavorare finché non maturano quell’importo minimo di pensione, comunque non oltre i 71 anni d’età”.

Insomma, nessuna rigidità nell’uscita dal mercato del lavoro, se questa riforma andasse in porto il lavoratore potrebbe andare in pensione anticipatamente, prima dei 67 anni, ma dovrebbe accettare una riduzione dell’assegno, con un limite: se non si è maturati un importo almeno pari a 1.300 euro si dovrà continuare a lavorare.

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