Sale senza sosta, per il nono mese consecutivo, il tasso di inflazione. La conferma arriva ancora una volta dai dati Istat, sul mese di febbraio e precedenti, nonché sulle stime del mese di marzo 2022.
Sale, ma non ai livelli della Spagna che ha toccato il 9,8% su base annuale- Certo è che si tratta di un nuovo record italiano dal 1991.
Nel terzo mese dell’anno l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,2% su base mensile e del 6,7% su base annua. L’altro dato ‘allarmante’ è un +5,7% rispetto al mese precedente.
L’altro indice su cui l’Istituto di Statistica si sofferma è l’IPCA. Secondo le stime preliminari di marzo 2022, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta del 2,6% su base mensile, prevalentemente per effetto della fine dei saldi invernali (dato del quale il NIC non tiene conto), e del 7,0% su base annua (da +6,2% di febbraio).
L’IPCA è anche noto al mondo delle relazioni industriali, ad imprese, sindacati e lavoratori, perchè perchè è il parametro utilizzato dalle parti a riferimento per negoziare gli aumenti retributivi del Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro.
A ‘pesare’ sulle dinamiche inflazionistiche, durante il mese di marzo, è stato anche un aumento dei prezzi dei Beni energetici (si passa da un rialzo +45,9% di febbraio a +52,9%), in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +31,3% a +38,7%), e, in misura minore, ai prezzi dei Beni alimentari, sia lavorati (da +3,1% a +4,0%) sia non lavorati (da +6,9% a +8,0%) e a quelli dei Beni durevoli (da +1,2% a +1,9%).
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