HomeEvidenzaAumenti stipendio ai lavoratori con taglio contributi per 2/3

Aumenti stipendio ai lavoratori con taglio contributi per 2/3

Rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro per dare aumenti retributivi ai lavoratori e far recuperare loro quel potere di acquisto eroso dalla spirale inflattiva che ha portato sù i prezzi al consumo. E’ il tema dei sindacati in questo momento, priorità per il Governo per le prossime settimane.

A sostenerlo è il quotidiano Il Messaggero in edicola oggi, sulle cui colonne però si apprende qual è la reazione di Confindustria, confederazione leader che rappresenta soprattutto le aziende industriali:

“in modo ancora più chiaro, il presidente di Confindustria spiega che “«non è possibile chiedere alle imprese, che si stanno già fermando per gli aumenti dei costi degli input, anche un aumento del costo del lavoro»”

Il punto è che “i sindacati chiedono invece di cambiare il meccanismo attualmente utilizzato per la misura degli incrementi retributivi. Meccanismo implicitamente confermato dal governo nello stesso Def, che prevede l’ancoraggio ad un tasso di inflazione intorno al 2 per cento. Ovvero molto più basso di quello effettivo, registrato dall’Istat i questi mesi”.

Dunque l’unica strada, secondo quanto si apprende dal quotidiano romano, sarebbe quella di intervenire sul cuneo fiscale, riducendo gli oneri contributivi e facendo salire così il netto in busta paga:

“Bonomi avanza anche una proposta sul redistribuire i risparmi derivanti dal taglio del cuneo: «Nonostante due terzi venga pagato dalle imprese e un terzo dai lavoratori, noi pensiamo al recupero del taglio all’incontrario» cioè due terzi a favore dei dipendenti e un terzo a favore delle imprese per sostenere la redditività. Il costo per il bilancio dello Stato? Intorno ai 16-18 miliardi di euro. Ma si può fare, insiste il leader di Confindustria, anche senza ricorrere allo scostamento di Bilancio”.

Insomma Confindustria propone di spostare ogni soluzione che possa dare aumenti di stipendio ai lavoratori sul Bilancio pubblico: tagliare i contributi facendo in modo che salga il salario netto favorendo la quota contributiva a carico dei lavoratori per 2/3, mentre quella a carico delle aziende per 1/3.

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