Il Caporalato non è in via di estinzione e nonostante il 1° maggio, giornata in cui si celebra la Festa del Lavoro, continuano ad arrivare notizie di prassi illegali di sfruttamento della manodopera. Questa volta il “luogo” dell’illecito è internet.
“Abbiamo notato da qualche tempo – dicono Margherita Bernardi del Sol (Servizio orientamento lavoro) Cgil di Firenze e Donatella Galgani della Filcams-Cgil dell’Empolese Valdelsa al quotidiano La Nazione – la presenza in rete di un caporale che offre lavoro nella nostra zona, soprattutto nella ristorazione“.
“Il settore del turismo e della ristorazione – continua il quotidiano on-line – nella nostra zona pesa, secondo dati forniti da Galgani, per circa 3.000 addetti, a cui si aggiungono gli stagionali, la cui consistenza è difficilmente accertabile, anche perché talvolta, sempre nell’ambito di forme di lavoro illegali, ci si trova “di fronte a persone – come dice la sindacalista – che hanno lavorato per una giornata e a cui il datore di lavoro, chiamiamolo così, a sera ha consegnato come compenso una banconota da 10 euro“. Questo è un caso limite, è chiaro, ma se si può arrivare a simili trattamenti, è evidente che nel meccanismo c’è qualcosa che non va. E allora ha ben poco senso lamentarsi del fatto che non si trovano gli addetti necessari per il turismo (il nostro petrolio bianco, com’è stato definito, ndr ) e per la ristorazione.
E poi ci sono le storie di quotidiano sfruttamento di lavoratori full-time con contratto di lavoro a tempo parziale: “C’è stato il caso di un giovane assunto come barman a part time in un locale, non della nostra zona ad onor del vero, a cui invece dei 600 euro mensili previsti ne veniva versata la metà: il resto era a nero. Ma non è finita: il ragazzo in questione non lavorava a tempo parziale, bensì a orario pieno”.
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