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Banca d’Italia ‘vieta’ gli aumenti di stipendio: ”ecco cosa si può dare ai lavoratori”

Se con l’inflazione al 6,9% – è il dato Istat ufficiale di maggio 2022 – è dura, è ancor più dura sapere che i lavoratori non potranno trovare protezione con una politica dei redditi che difenda il loro potere di acquisto. Salari e stipendi non possono andare di pari passo con l’aumento dell’inflazione: insomma non possono aumentare. E’ uno dei cardini della politica economica e monetaria dell’Unione europea. E a difenderla, in Italia, c’è la Banca d’Italia.

Il Governatore Ignazio Visco lo ha ricordato proprio ieri: niente aumenti, solo Una tantum per i lavoratori. A sottolinearlo sono i principali quotidiani in edicola oggi tra cui La Stampa.

Il quotidiano torinese tuttavia ricorda che il sistema italiano di adeguamento degli stipendi, concordato da Governo e sindacati nel 2009, permette di stare tranquilli, perchè nel breve periodo non sono previsti aumenti per i lavoratori, poichè i contratti collettivi di settore sono stati per una buona fetta già rinnovati.

“Questo perchè gli accordi in vigore sono stati in larga parte rinnovati prima dell’incremento dell’inflazione – si legge – e perchè la debolezza della domanda ha rallentato le trattative nei settori dei servizi più colpiti dalla pandemia (commercio, ristorazione, alberghi). E anche le trattative in corso nei settori chimico-farmaceutico, delle assicurazione e dell’energia, pur prefigurando rialzi superiori rispetto al passato, presentano nel complesso richieste moderate. In Italia, infatti, l’impianto complessivo della contrattazione collettiva, che Visco nei fatti difende, ’limita nel breve periodo la reattività delle retribuzione a variazioni inattese dei prezzi’. L’utilizzo come parametro per i rinnovi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) al netto dei beni energetici importati riduce infatti il rischio che choc negativi inneschino una spirale prezzi-salari. Esattamente il meccanismo che oggi i sindacati contestano dal momento che lo scarto è diventato insopportabile, mentre da parte di Confindustria si tiene il punto continuando a negare che le imprese abbiano margini per concedere aumenti”.

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