L’Assegno Unico, in vigore da marzo, è una prestazione economica che spetta per i figli a carico, indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori all’interno del nucleo familiare e senza limiti di reddito. I requisiti da rispettare, infatti, non riguardano i genitori, bensì i figli.
Sono i figli a carico che devono rientrare in determinati parametri e proprio sulla base di questi Inps stabilisce se erogare l’Assegno oppure no. Innanzitutto, conta l’età. Se il figlio è minorenne l’Assegno spetta a prescindere, se invece è maggiorenne spetta solo fino al compimento del 21esimo anno di età e a determinate condizioni: per conoscerle consulta la nostra GUIDA dedicata.
Ma i figli crescono e può succedere che col passare del tempo le condizioni non siano più quelle di partenza. Può accadere, per esempio, che i figli che erano minorenni quando si è presentata domanda per l’Assegno Unico abbiano poi compiuto la maggiore età. In questo caso che succede? Cosa bisogna fare se il figlio diventa maggiorenne? Va comunicato a Inps? Indicazioni al riguardo arrivano direttamente dall’account social dell’Istituto, che a un utente dubbioso risponde così:
Come si evince dalla risposta di Inps, dunque, nulla va in automatico. Quando le condizioni cambiano occorre modificare la domanda o presentarne direttamente una nuova. Il cambiamento a cui va incontro questo genitore, infatti, non è di poco conto. Con il passaggio dalla minore alla maggiore età, sono due le modifiche più sostanziali che interessano il pagamento dell’Assegno:
- innanzitutto, l’Assegno Unico spetta solo se il figlio maggiorenne è qualificato come “attivo“;
- inoltre, l’importo si riduce: se per ciascun figlio minorenne spettano infatti da 175 a 50 euro al mese, per ogni figlio maggiorenne l’importo può variare da 85 a 25 euro mensili.
La comunicazione delle nuovi condizioni permetterà a Inps di erogare il corretto importo dell’Assegno.
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