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“Stipendi italiani fermi da 30 anni”, ora lo ‘scoprono’ anche gli Industriali: i numeri impietosi

Continua il dibattito sui bassi stipendi in Italia e più in generale sulla povertà salariale. Questa volta a tornare sull’argomento è Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali di Torino in occasione dell’Assemblea pubblica annuale dell’associazione industriali.

Non è più  tempo della lotta di classe – ha detto parlando al pubblico di imprenditori in presenza delle Istituzioni – . Ai sindacati chiediamo una riflessione comune sulla formazione e sulla conoscenza. È assurdo che l’Italia sia l’unico Paese in cui, dal 1990, i salari sono scesi del 2,9% mentre in Europa sono saliti. In Francia e Germania del 31,1 e del 33,7%. Il cuneo fiscale da ridurre ha visto risorse usate male. Invochiamo razionalità sul salario minimo. Il reddito di cittadinanza confonde la giusta necessità di supportare chi non ce la può fare con il vuoto delle politiche di formazione e ricollocamento“.

Secondo l’Industriale alla guida dell’Associazione di Torino in Italia gli stipendi oltre ad essere fermi da 30 anni, sono anche scesi del 3% circa. Numeri impietosi, non certo all’altezza di un Paese fortemente industrializzato. Mentre nel resto d’Europa, Germania e Francia in testa, sono saliti, e questo alimenterebbe il fenomeno della povertà salariale prima ancora di determinare una perdita del potere di acquisto dei lavoratori in un periodo di inflazione alta, e comprimere i consumi.

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