La crisi energetica attuale è peggiore rispetto a quella dovuta alla pandemia. 120 mila imprese rischiano di chiudere e 370 mila lavoratori di perdere la loro occupazione.
Sono numeri tragici quelli che riporta il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, intervistato nei giorni scorsi da Verità e preoccupato per il futuro delle imprese operanti nel commercio e nei servizi, a cui i costi energetici rischiano di dare il colpo di grazia. Queste le parole del presidente:
“Già in occasione della nostra assemblea pubblica dello scorso mese di giugno, avevamo segnalato l’impatto durissimo della crisi energetica. Ciò che non ha fatto la pandemia al commercio ed ai servizi, rischiano ora di farlo costi energetici insopportabili. Le cifre? Da qui al primo semestre del 2023, sono a rischio chiusura circa 120.000 imprese con un rischio occupazione nell’ordine di 370.000 unità. E la situazione, se non si trova urgentemente una soluzione soprattutto a livello europeo, potrebbe anche peggiorare.”
Sangalli pone l’accento anche sui settori più colpiti: in cima alla lista troviamo senza dubbio le imprese operanti nella distribuzione alimentare, i bar, i ristoranti e gli alberghi: per queste attività i costi energetici sono aumentati vertiginosamente dal 300% al 600%. Ma non sono le sole: il caro carburanti colpisce duramente tutta la filiera del trasporto.
L’auspicio di Confcommercio è quello di trovare presto una soluzione a livello europeo, affinché la lista dei settori danneggiati non si allunghi ancora.
