Reddito di Cittadinanza, i veri tagli all’importo mensile della ricarica arrivano dall’inflazione. E’ quanto conferma SkyTg24 che rileva come l’assenza di un meccanismo di indicizzazione degli assegni RdC produca una reale riduzione del potere di acquisto dei percettori e dei suoi familiari.
Il problema dell’assenza di una tutela anti-inflazionistica per i beneficiari era già stato messo in luce da TuttoLavoro24.it che in un articolo dello scorso aprile, quando il valore dei prezzi al consumo toccava per la prima volta dopo anni, al 6,7%.
Si stimava, a tal proposito, un taglio del 25% effettivo dell’importo del Reddito perchè assorbito soprattutto dai rialzi dalla spesa energetica. Secondo Sky la riduzione è più compressa, stiamo a un 15% ma nel 2023 va aumentando.
“L’inflazione ha colpito tutti, – scrive Sky – in particolare i più poveri e deboli. Lo sanno i percettori di reddito di cittadinanza, che non viene aggiornato annualmente al tasso di inflazione. Nel corso del tempo – dal 2019 quando il sussidio è stato introdotto – l’assegno mensile ha dunque perso valore in termini reali.
“I 780 euro percepiti nel 2019 – scrive Sky – da un single senza reddito e con un affitto da pagare ora valgono – secondo il simulatore ISTAT – 665 euro, quasi il 15 per cento in meno. Sul conto bancario si continuerà a leggere la cifra di sempre, ma quegli stessi soldi varranno meno di prima con l’avanzare dell’inflazione. Con la stessa somma si potranno acquistare infatti meno prodotti e servizi, i cui prezzi sono cresciuti in modo deciso. Se anche l’anno prossimo l’ammontare non dovesse essere ricalcolato la perdita di potere d’acquisto potrebbe continuare, e i 780 euro – secondo le stime del governo – scenderebbero in termini reali a 626. Così peraltro il governo vedrà ridursi automaticamente la spesa pubblica dedicata al reddito di cittadinanza, in percentuale al Pil”.
