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Lombardia, gli infermieri: “La Regione aveva promesso 1.250 a chi è stato in prima linea ma ha sbagliato i conti: ora il premio è dimezzato”

Sono stati in prima linea nelle settimane dell’emergenza Covid. E la Regione guidata da Attilio Fontana aveva promesso di premiare il loro lavoro essenziale con un bonus fino a 1.250 euro. Ma leggendo la delibera approvata il 9 giugno gli infermieri lombardi hanno scoperto che nelle loro tasche sarebbe arrivata nel migliore dei casi la metà di quella cifra. Perché il resto se ne andrà tra oneri contributivi e Irap che verranno trattenuti in busta paga. L’assessore Giulio Gallera giura che i patti sono sempre stati questi, ma Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Pfl smentiscono e chiedono il rispetto dell’accordo firmato il 26 maggio con la dg Welfare, nel quale non c’era traccia di quella decurtazione. Antonio De Palma, presidente del sindacato autonomo Nursing Up che da settimane organizza mobilitazioni nelle Regioni più colpite dalla pandemia per rivendicare “attenzione concreta” alla categoria, parla di “comportamento irriguardoso” e “ennesimo gioco di bugie“.

Per capire come è nato il corto circuito bisogna tornare indietro di qualche settimana. Il 22 maggio era stato lo stesso governatore Fontana ad annunciare su Facebook lo stanziamento di 223 milioni per “gli incentivi e il bonus per lo straordinario lavoro compiuto durante l’emergenza Covid” da “medici, infermieri e operatori sanitari”. Cento milioni, scriveva nel post, “sono le tradizionali RAR (la quota annuale delle risorse aggiuntive regionali), 123 milioni (41 nazionali e 82 messi a disposizione da Regione Lombardia) gli incentivi e bonus straordinari”. Quattro giorni dopo sarebbe stato firmato l’accordo con i sindacati di categoria, con cui il confronto era iniziato già a fine marzo nel pieno dell’emergenza.

La tabella nel verbale divide il personale non medico in quattro fasce e prevede un premio di 1.250 euro per gli infermieri che abbiano lavorato a stretto contatto con i pazienti Covid, cifra che scende a 850 euro per i colleghi che sono stati operativi in reparti non Covid o ambulatori, 350 euro per chi abbia svolto attività amministrative e 150 per chi invece sia stato in smartworking. “Cifre che erano intese come lordo in busta paga, come sempre avviene in trattative di questo tipo”, spiega Manuela Vanoli, segretaria generale Fp Cgil Lombardia. “Ma la Regione evidentemente non aveva calcolato che per garantire quel lordo avrebbe dovuto mettere sul piatto risorse aggiuntive per coprire i cosiddetti oneri riflessi e l’Imposta regionale sulle attività produttive che gravano sul datore di lavoro, in questo caso le aziende sanitarie. Due giorni fa ci hanno detto di essersi resi conto di questo problema…”.

E infatti nella delibera del 9 giugno si legge che le risorse stanziate sono “comprensive di oneri e Irap“. Giovedì, dopo le prime critiche arrivate da alcuni consiglieri regionali del Pd, l’assessore al Welfare Gallera si è detto stupito per la “strumentalizzazione politica” e ha sostenuto che “le modalità di erogazione del ‘bonus’ a medici e infermieri sono sempre state chiare, trasparenti e condivise“. Vanoli smentisce: “L’accordo del 26 maggio non era questo: noi abbiamo firmato per distribuire ai lavoratori 123 milioni tra dirigenza (i medici) e comparto (personale non medico)”. “Caricare sui lavoratori l’Irap e gli altri oneri significa che i 1.250 euro diventerebbero 650”, attacca Angelo Macchia, referente per la Lombardia di Nursing up, che non ha firmato l’intesa di maggio “perché dal nostro punto di vista le risorse vanno concentrate solo lo su chi ha combattuto Covid e non devono andare, per esempio, a chi era in smart working”.

I segretari dei sindacati di categoria sono in queste ore a colloquio con i responsabili della direzione Welfare, che ha proposto come soluzione uno stanziamento aggiuntivo di 31,6 milioni a valere sulle risorse messe a disposizione delle Regioni dal decreto Rilancio. La tabella allegata aumenta a 1.666 euro il premio massimo una tantum, ma non è chiaro se quella cifra vada a sua volta decurtata di Irap e altri oneri tagliando drasticamente l’effettivo riconoscimento economico che arriverebbe agli infermieri.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it

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