Approfittare del bonus benzina da 200 euro diventerà più oneroso per lavoratori e datori di lavoro. Questo perché sul beneficio si dovranno versare i contributi.
È la modifica al testo del Decreto Trasparenza introdotta in fase di conversione alla Camera, che conferma il bonus anche per il 2023 ma stabilisce che «l’esclusione dal concorso alla formazione del reddito del lavoratore, disposta dal primo periodo, non rileva ai fini contributivi». Il testo è stato approvato dalla Camera il 21 febbraio e sarà convertito definitivamente dal Senato.
Una novità questa che incide notevolmente sulla convenienza di questa agevolazione, introdotta per aiutare i cittadini a contrastare gli effetti dell’aumento del costo dei carburanti.
Bonus Benzina 200 euro: regola generale
Il bonus, già esistente nel 2022, ha un importo di 200 euro e viene erogato dai datori di lavoro privati ai dipendenti in forma di buoni benzina o titoli analoghi per l’acquisto di carburanti, incluse le ricariche dei veicoli elettrici.
Le regole in vigore fino al 31 dicembre 2022 prevedevano la non concorrenza al reddito per tali agevolazioni volte all’acquisto carburanti fino a 200 euro. Per importi superiori, invece, tutto il valore viene assoggettato a imposizione. Fino allo scorso anno, inoltre, sul bonus non si dovevano pagare i contributi previdenziali.
Bonus 200 euro per carburanti: la nuova interpretazione
Nel 2023 i buoni benzina erogati continueranno a non concorrere alla formazione del reddito, che quindi saranno detassati. Tuttavia, sul beneficio emesso occorrerà pagarci i contributi.
Ciò vuol dire che sia i datori di lavoro che lo concedono sia i lavoratori che ne beneficiano dovranno applicare le relative trattenute, che per i primi ammontano a circa il 30%, per i secondi sono intorno al 9%.
In pratica, se i datori di lavoro decideranno di concedere ai loro dipendenti il bonus benzina di 200 euro dovranno sborsarne circa 260. I dipendenti, dal canto loro, beneficeranno di un importo che scende a 180 euro.