HomeEvidenzaSalario minimo, Schlein sfida Meloni: data e ora del primo ‘duello’

Salario minimo, Schlein sfida Meloni: data e ora del primo ‘duello’

Lavoro povero e bassi salari, è questo il tema con cui la neo Segretario PD Elly Schlein ha deciso di sfidare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Si tratta di una interrogazione parlamentare, già calendarizzata alla Camera per mercoledì 15 marzo alle 15:00, in cui la leader PD partendo dalla situazione socio economica del lavoro dipendente e del finto lavoro autonomo chiederà alla Premier come intende intervenire per portare all’insù i redditi da lavoro.

Le opposizione sono compatte sulla proposta di introdurre una salario minimo in attuazione dell’art. 36 della Costituzione, come anticipato dal leader M5S Giuseppe Conte 10 giorni fa.

Segue il dell’interrogazione della Schlein a cui seguirà, la replica immediata della Meloni:

Sono tanti i lavoratori in Italia annoverabili tra i cosiddetti ‘lavoratori poveri’, in contrasto con il principio sancito dall’articolo 36 della nostra Costituzione. Il Fondo monetario internazionale ha calcolato che dal 1980 al 2017 la quota del PIL destinata ai salari e stipendi è diminuita ni 26 Paesi industrializzati, passando dal 66,1 al 61,7 % e, nel caso italiano, si è passati dal 86 al 59%;, sebbene meno significativa rispetto a quella degli altri Paesi dell’area; puntando sui bassi salari, il nostro sistema economico ha finito per attestarsi, salvo alcune lodevoli eccezioni, su modelli produttivi a basso tasso di innovazione e scarsa concorrenzialità sui mercati internazionali; lo scorso 30 novembre, l’attuale maggioranza ha bocciato la mozione del PD finalizzata ad introdurre anche in Italia il salario minimo legale. A tutt’oggi, non risulta assunta nessuna delle misure indicate nella mozione approvata nella medesima seduta, quali l’estensione dell’efficacia dei contratti nazionali comparativamente più rappresentativi, il contrasto alla contrattazione pirata o, assicurare retribuzioni dignitose anche nelle gare indette dalle  pubbliche amministrazioni; lo stesso intervento di riduzione del cuneo fiscale si è rivelato del tutto inadeguato a migliorare significativamente le retribuzioni di milioni di lavoratori, con benefici dai 19 ai 32 euro lordi al mese, ampiamente insufficienti a contrastare il solo tasso di inflazione; una famiglia di due adulti e un minore di età compresa tra i 4 e i 10 anni viene considerata ‘assolutamente povera’ dall’Istat se sostiene una spesa mensile per consumi inferiore a 1.434 euro, un importo spesso superiore alla retribuzione di troppi lavoratori. In tale contesto, riveste una speciale gravità la condizione delle lavoratrici e dei giovani che, senza i dovuti servizi di sostegno alla genitorialità – basti pensare che il congedo paritario è ancora fermo a soli 10 giorni, contro i tre mesi della Spagna – o con inquadramenti contrattuali penalizzanti o l’applicazione indebita di forme contrattuali fintamente autonome, si vedono pregiudicata ogni possibilità di una vita indipendente ed economicamente dignitosa.

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