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Dl Rilancio, pre consiglio dei ministri su coperture e lavoratori stranieri. Conte: “Regolarizzare spunta le armi del caporalato”. Ma M5s: “Ultima bozza non va”. Pd: “Così decreto fermo”

Le coperture ancora da trovare, il limite di sforamento di 55 miliardi di deficit che non si può superare e le tensioni sulle regolarizzazioni dei lavoratori stranieri. Il pre consiglio dei ministri, l’incontro preparatorio al cdm che ancora non è stato convocato, è riunito dalle 12 per affrontare gli ultimi nodi che riguardano il decreto Rilancio (ex decreto Aprile slittato a maggio). Palazzo Chigi continua a garantire che il provvedimento è in dirittura d’arrivo, ma rimane un testo molto complesso: supera i 200 articoli e, proprio in queste ore, si stanno definendo nel dettaglio le misure, dalle platee interessate ai singoli stanziamenti. Secondo le ultime indiscrezioni, all’appello mancherebbero sia i fondi per la piena copertura della cassa integrazione del decreto Cura Italia, sia risorse per misure come gli incentivi al personale sanitario.

Se la faccenda al momento è in mano ai tecnici, uno dei punti sui quali il dibattito politico rimane molto acceso è quello della regolarizzazione dei lavoratori stranieri. Se domenica sera era stato raggiunto un accordo politico, il M5s insiste nel dire che l’ultima versione della bozza non è soddisfacente e “non arretreranno di un millimetro”. Oggi però è intervenuto anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ribadendo che “regolarizzare per un periodo determinato immigrati” che “già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato”. Ha detto che ritiene “legittimo” che il Movimento rifletta, ma ha anche puntualizzato come la linea dell’emersione attraverso una ‘sanatoria’ sia già stata scelta da governi di centrodestra negli anni scorsi. Contro i 5 stelle si sono esposti nel pomeriggio gli stessi senatori Pd: “Il M5s”, si legge nella nota, “non può continuare a tenere bloccato il decreto rilancio sulla assurda pretesa di rinviare sine die la regolarizzazione dei lavoratori in agricoltura. La posizione dei 5 stelle è totalmente ingiustificata”. Anche il vicesegretario dem Andrea Orlando non ha nascosto le sue perplessità: “Domenica notte abbiamo concluso una riunione di maggioranza nella quale si sono sciolti tutti i nodi politici”, ha scritto su Twitter. “La mattina dopo sono sorti dubbi, legittimi per carità, nel Movimento 5 stelle. Chi è che tiene fermo il decreto?”.

La nota di Palazzo Chigi: “Via libera nelle prossime ore”. Regolarizzare i migranti? “Tema né di destra né di sinistra” – Dal governo si cerca di appianare le tensioni e, in tarda mattinata, sono arrivate indiscrezioni secondo le quali il testo sarebbe stato in dirittura d’arrivo. Le parti “stanno lavorando senza sosta, confrontandosi costruttivamente e nel segno dello spirito di squadra”, si legge nella nota arriva poco prima dell’inizio del pre consiglio, per “dare nelle prossime ore il via libera a una solida rete di sostegni, aiuti e investimenti a protezione di cittadini, famiglie e imprese alle prese con una crisi senza precedenti”.

Sempre nel testo, Palazzo Chigi ribadisce che domenica le delegazioni delle forze di governo, “alla presenza del presidente Conte”, hanno trovato “un accordo politico su vari temi e misure da inserire nel decreto in corso di formazione“. E tra questi temi “è stato ampiamente discusso anche quello della cosiddetta regolarizzazione dei migranti, su cui è stata raggiunta una sintesi politica rimettendo alla ministra Lamorgese il compito di tradurla sul piano tecnico-giuridico”. Proprio “su questa sintesi politica e sulla sua traduzione normativa in queste ore il Movimento 5 stelle si sta legittimamente interrogando, senza che questo stia provocando irritazione o malumore del presidente Conte”, si legge ancora. “Questo vale ovviamente anche per le altre forze politiche”. Ma Palazzo Chigi ricorda anche la posizione di Conte: “Regolarizzare per un periodo determinato immigrati che già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato, contrastare il lavoro nero, effettuare controlli sanitari e proteggere la loro e la nostra salute tanto più in questa fase di emergenza sanitaria. Va precisato, infine, che questo tema, che spazia dalla dignità delle persone alla trasparenza dell’economia alla sicurezza nei rapporti di lavoro, è così complesso che non si lascia filtrare dalle tradizionali distinzioni ideologiche destra/sinistra, visto che, in passato, provvedimenti di regolarizzazione di cittadini immigrati molto consistenti sono stati approvati da governi di centrodestra”.

Il no dei 5 stelle – Ma i 5 stelle restano fermi sulle loro posizioni. Il capo politico Vito Crimi in un post ripete che la bozza “riporta ancora la sanatoria dei reati penali e amministrativi per chi denuncia un rapporto di lavoro irregolare”. Resta l’auspicio di trovare una soluzione e “continuiamo a lavorare con spirito collaborativo”, ma avvisa: “Sul punto non arretreremo di un millimetro” perché “chi ha sfruttato le persone e ha drogato i mercati usando manodopera in nero a basso costo eludendo contributi e tasse, non può farla franca”.

“Fin dall’inizio – continua Crimi – sono state evidenti a tutti le mie perplessità sul provvedimento, nella parte relativa alla regolarizzazione dei migranti”. Ad avviso del capo politico pentastellato non è “possibile un colpo di spugna da parte dello Stato rispetto a reati odiosi come lo sfruttamento di esseri umani”. Una “sanatoria” avrebbe “effetti ‘morali’ devastanti sul Paese” e “si tratterebbe di una vera offesa nei confronti di quelle imprese oneste che hanno scelto di intraprendere un percorso di legalità”.

“Abbiamo sciolto tutti i nodi politici e di assetto”, aveva detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri al Tg5 lunedì sera. Ma due ore dopo fonti del Movimento 5 Stelle, che ieri ha nuovamente dato battaglia sul tema della regolarizzazione di braccianti e colf, lo hanno smentito: “Il testo ora è migliorato ma non è stato ancora raggiunto l’accordo”. Fonti Pd dal canto loro hanno ribadito che il via libera all’accordo sui permessi di 6 mesi con paletti stringenti è arrivato, durante il vertice di domenica sera con il premier Giuseppe Conte, anche dai ministri M5s, che sarebbero stati sempre in contatto con il capo politico Vito Crimi. Nel testo, spiegano i Dem, “sono stati inseriti una serie di vincoli per accogliere le obiezioni M5s, inclusa l’esclusione di ogni sanatoria per chi sia stato condannato per reati come il caporalato: non si può continuare a discutere all’infinito”. Ma è proprio sul tema dello “scudo” per il datore di lavoro che fa istanza per la regolarizzazione di un dipendente che è arrivato il niet dei 5 Stelle.

Gli altri dubbi sul tavolo – Ad agitare il percorso del decreto ci sono i dubbi dei partiti su singole norme: il M5s anche sul tema delle banche, Iv sul bonus turismo per le vacanze in Italia, mentre lo stop a saldo e acconto Irap, eliminati i paletti di perdita di fatturato previsti dalle bozze, presenta problemi di coperture. E non mancano le richieste degli enti locali. I sindaci delle città turistiche, che da mesi non incassano più la tassa di soggiorno, lanciano un grido d’allarme: si rischia il default. E i presidenti di Regione lo dicono nel corso del tavolo con Conte, Speranza e Boccia: “Nel decreto sono stanziati 1,5 miliardi, ma ne servono 5,4”. Nell’ultima bozza del testo è spuntato lo stop alla prima rata dell’Imu su alberghi e pensioni, a condizione che i proprietari siano anche i gestori delle attività. La norma prevede l’abolizione della prima rata dell’imposta anche per gli stabilimenti balneari, marittimi, lacuali e fluviali.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it

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