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I passi avanti sulla rete unica dopo due anni di discussioni e  ‘stop and go’

AGI – Sono ormai due anni che il tema ‘rete unica’ tiene banco nel settore delle tlc italiane, fra accelerazioni e frenate. Già nel 2018, infatti, Tim aveva avanzato l’idea che fosse opportuno unire le forze con Open Fiber, la società partecipata al 50% da Cdp e al 50% da Enel, voluta nel 2016 dall’allora governo Renzi. L’obiettivo di un’alleanza sarebbe quello di accelerare nella creazione di una rete Ftth (Fiber to the home, ovvero con la fibra ottica che arriva fino alle case degli utenti), così da colmare il digital divide all’interno del Paese e fra l’Italia e gli altri stati, evitando la duplicazione degli investimenti. Il tema è sempre stato oggetto di trattative, anche aspre, e scontri dialettici fra le parti in causa ma da dopo la pandemia da Coronavirus si è fatto decisamente più forte l’interesse politico per questa operazione.

Lo stop and go con Kkr

Nonostante le spinte del governo, non è ancora stato possibile trovare una quadra, complici i dubbi su governance e controllo. Anche per questo Tim ha messo in piedi un’operazione con il fondo americano Kkr, intenzionato a investire sulla rete secondaria del gruppo, assieme anche a Fastweb, che fino a questa fase è stata partner di Tim nel cablare diverse città attraverso la joint venture Flash Fiber. L’intesa stava per essere siglata lo scorso 4 agosto, ma una lettera dei ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri, e dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, al cda di Tim ha di fatto ‘sospeso’ l’operazione, destinata a tornare sul tavolo del board lunedì prossimo e, secondo indiscrezioni, a ottenere questa volta una luce verde con anche la benedizione del Governo. 

Il nodo del controllo

Uno dei temi di confronto-scontro più intenso fra Open Fiber e Tim – con diverse sensibilità e sfumature anche nell’agone politico – riguarda un tema centrale, ovvero chi ‘controllerà’ questa rete unica. Luigi Gubitosi, ad di Tim, ha ribadito più volte di essere pronto a trattare a condizione di non perdere la maggioranza della società della rete che nascerebbe dalla fusione. Ipotesi, questa, sempre respinta da Open Fiber e dal suo socio Enel. Il presidente della società della rete, Franco Bassanini, è tornato a ribadire l’importanza che la rete unica sia “neutrale, indipendente, controllata da Cdp”.

Il ruolo di Cassa depositi e prestiti

Proprio la Cdp, però, nella partita gioca un ruolo doppio. Il gruppo infatti è sia fra i primi soci di Tim, con una quota del 10%, che azionista di co-controllo di Open Fiber. In questo momento la società guidata dall’ad Fabrizio Palermo e dal presidente Giovanni Gorni Tempini, è al centro del dossier, che potrebbe portarla anche a un nuovo investimento in Tim o quantomeno nella società che custodisce la rete secondaria del gruppo, quella in cui vuole entrare anche Kkr. La Cassa è al lavoro per ottenere dalla partecipata anche garanzie precise sul fronte della governance di un’eventuale rete unica. Un intervento di Cdp in FiberCorp assieme a Tim, Fastweb e Kkr è visto come prodromico a ulteriori passi avanti sul fronte con Open Fiber. 

La partita di Enel

Se Cdp è il socio di Open Fiber più attivo in questa fase del dossier, Enel è sempre stato quello più restio a procedere a un ‘matrimonio’ della rete con quella di Tim. Sul tavolo del cda del gruppo, tuttavia, sono arrivate diverse offerte per il 50% della controllata: su tutte spicca quella di Macquarie, che sta svolgendo la due diligence e da cui potrebbe arrivare presto una proposta formale. 

La posizione dei sindacati

Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil chiedono un tavolo urgente al governo perché “le scelte” che si stanno compiendo “in queste ore avranno dei risvolti sul progresso del Paese ma anche sulla tenuta occupazionale di un comparto strategico che, soprattutto in una fase economica quale quella che stiamo attraversando, potrebbe invece candidarsi ad essere volano di sviluppo ed occupazione”. Inoltre si dicono contrari a una rete ‘pubblica’ e chiedono che sulla rete unica la maggioranza resti a Tim: no alle scissioni che non permetterebbero di resistere ai resistere ai colossi cinesi ed americani. “Occorre un soggetto forte, capace di sostenere ingenti e costanti investimenti nello sviluppo della rete non solo come cavo di connessione ma come sistema intelligente ed evoluto. Questo compito lo può assolvere Tim, certamente una Tim con un diverso assetto societario rispetto ad oggi”, aggiungono in una lettera al premier Giuseppe Conte. 

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Fonte: agi.it

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