11 ottobre 2020 – “Utilizzare una parte delle risorse europee del Next Generation Eu per un grande piano straordinario sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, in modo da rafforzare i controlli, assumere e formare più personale qualificato, costruire una cultura della prevenzione, potenziare il ruolo ed anche i risarcimenti dell’Inail”. È quanto propone oggi in unintervento sul quotidiano cattolico Avvenire, la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, in occasione della settantesima Giornata nazionale per le Vittime del Lavoro. “Da gennaio ad agosto di quest’anno 830 tra uomini e donne hanno perso la vita uccisi sul lavoro. Una persona ogni otto ore. Centotrentotto in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, anche a causa delle infezioni da Covid in ambito lavorativo, soprattutto tanti medici e infermieri”, aggiunge la leader Cisl. “È una strage infinita nell’indifferenza collettiva. Si muore ogni giorno nelle fabbriche, nei cantieri edili non a norma, nelle campagne, nei servizi, nella logistica, negli anfratti dell’economia sommersa e in nero. Parliamo di tante vite spezzate, giovani e anziani, persone che escono da casa per andare al lavoro e non tornano più, di tante famiglie distrutte dal dolore, che vedono stravolto il proprio futuro. La pandemia, che per certi versi avrebbe potuto rappresentare una occasione di interventi strutturali nella sicurezza sul lavoro, si è rivelata un paradossale alibi per le istituzioni e per le aziende che con l’arrivo dell’emergenza hanno ulteriormente frenato quel poco di investimenti e di programmi annunciati. Spesso la fredda logica del profitto prevale sulla tutela della vita umana”. La Furlan si chiede polemicamente che fine ha fatto la patente a punti da assegnare alle imprese in base al grado di impegni sul fronte della sicurezza e che ne è stato della promessa del Ministero del Lavoro e delle Regioni di rafforzare i corpi ispettivi e gli investimenti nella prevenzione degli incidenti e degli infortuni. “Purtroppo la vigilanza nei luoghi di lavoro è stato finora un “non tema” nel dibattito pubblico e anche culturale del nostro Paese, nonostante i ripetuti appelli del presidente della Repubblica Mattarella. Se ne discute solo nelle formali note di cordoglio, dopo l’ennesima “morte bianca”. Poi si va avanti come prima, si aspetta il prossimo incidente, come se nulla fosse. Se ne parla troppo poco nelle aziende, nei territori, nelle scuole, nelle università, in tutti quei luoghi in cui invece si dovrebbe costruire una vera alleanza per imporre tra le priorità il rispetto della vita e del valore del lavoro” conclude la leader Cisl.
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Fonte: cisl.it