Dopo mesi di dialogo tra Just Eat piattaforma del food delivery e i sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil trasporti, sostenuti dalle categorie degli ‘atipici’ Nidil-Cgil, Felsa-Cisl, Uiltemp, i rider hanno finalmente raggiunto uno storico risultato – ottenuto per la prima volta sul piano sindacale – vengono riconosciuti come lavoratori subordinati, grazie all’applicazione del contratto collettivo del settore della Logistica. Si tratta di un accordo aziendale dunque che prende una chiara posizione sulla scelta di applicare il ccnl dei lavoratori dipendenti in luogo dell’applicazione dei vari contratti di lavoro autonomo a cui sono ‘abituati’ i ciclofattorini (a partire da quello firmato da Assodelivery-Ugl).
Il Sole 24 Ore in edicola oggi anticipa i dettagli dell’accordo:
“I rider, con Just Eat, diventano lavoratori subordinati a tutti gli effetti con il diritto alla malattia, alle ferie, agli straordinari, al Trf. In aggiunta alle coperture assicurative fornite dagli istituti di previdenza e assistenza pubblici (Inps e Inail) a tutti i dipendenti sarà fornita un’assicurazione nel caso si verifichi un incidente grave sul lavoro. I ciclofattorini potranno programmare con anticipo i turni di lavoro part time, in base a tre regimi di orario: 10, 20, 30 ore minime settimanali articolate fino a sei giorni la settimana (si lavora anche il 1 gennaio), con la possibilità di svolgere altra attività al di fuori dell’orario di lavoro. L’orario di lavoro normale è di 39 ore alla settimana. La durata media delle ore di lavoro settimanali non può però superare le 48, compresi gli straordinari, che vanno sempre autorizzati dal manager”.
“Dopo le sentenze dei Tribunali di Bologna, Firenze, Milano e Palermo, dopo l’inchiesta della Procura di Milano, dopo due giornate di mobilitazione nazionale, dopo un lungo confronto tra le parti – commenta Silvia Simoncini, segretaria nazionale NIdiL Cgil in una nota – speriamo che questa intesa faccia finalmente da apripista per le altre piattaforme di food delivery e della cosiddetta Gig Economy in generale, non solo in Italia.”
E in effetti da ‘apripista’ questo accordo, potrebbe farlo. Ed anche costituire un fatto sindacalmente rilevante ai fini dei prossimi pronunciamenti giurisprudenziali e finanche alle future scelte delle altre piattaforme del food delivery e della gig economy, rimaste ancorate all’accordo firmato da Assodelivery (Just Eat mesi fa ne è uscita). Non si può escludere dunque che anche le altre piattaforme in un futuro piuttosto vicino si adeguino all’applicazione del CCNL per garantire maggiori certezze e diritti ai propri lavoratori ed evitare l’innalzamento della conflittualità nei rapporti di lavoro.
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