La cassa integrazione Covid per le imprese industriali e dell’edilizia cesserà il 30 giugno. E’ la ‘soluzione finale’ prevista dal Decreto Sostegni per mettere la parola fine ad uno strumento che, se da un lato ha consentito ai lavoratori di continuare – in piena emergenza – ad avere un reddito e alle imprese di non doversi far carico dei costi e le incertezze legati ai licenziamenti, dall’altro ha ‘viziato’ il sistema delle imprese pronto ad implodere con il venir meno degli ammortizzatori sociali dell’emergenza a partire dal 1° luglio.
Sembra esserne convinto il quotidiano Il Tempo in edicola oggi, che invoca una riforma immediata degli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro che possano offrire ai lavoratori un ‘ponte‘ tra una opportunità di lavoro e l’altra:
“Il 30 giugno quando finirà il blocco dei licenziamenti sarà una sorta di giorno del giudizio per il mondo del lavoro: il governo ha già annunciato di volerlo mantenere solo per le imprese che non dispongono degli ammortizzatori sociali, misura necessaria come tampone, ma che nell’arco di pochi mesi esaurirà la sua funzione e bisognerà evitare che tutti i nodi vengano insieme al pettine. C’è infatti una scomoda equazione da risolvere: ogni mese che i lavoratori passano in cassa integrazione, diminuisce la loro possibilità di rioccuparsi e c’è quindi il rischio che la realtà alla fine presenti tutto insieme il conto. Servirebbe subito, insomma, una riforma degli ammortizzatori accompagnata da immediati interventi di riqualificazione e di accompagnamento a una nuova occupazione, e su questo fronte cruciale il ministro Orlando (in foto, ndr) sembra essere partito con il piede sbagliato”.
Ritardi e assenze della politica che, secondo il quotidiano romano, finiranno con il penalizzare i lavoratori che si troveranno senza la copertura della cassa integrazione Covid a partire dal 1° luglio ma soprattutto senza un sistema che li riconduca a lavoro.
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