Il 2019 è l’anno che dice, dal punto di vista contabile, se una partita Iva, impresa, o professionista, ha diritto al contributo a fondo perduto (CFP).
E’ così – e lo sanno bene tutti coloro che sono stati tagli fuori da ogni ristoro in questi mesi – per scelta di tutti i provvedimenti che hanno portato aiuti alle partite Iva dal Decreto Rilancio in poi (Decreti Ristori e Decreto Sostegni ‘1’). Se nel 2019 c’è stato uno stop alla fatturazione nel 2020 non si registra la flessione del fatturato (almeno il 30%) per cui non si accede a nessun contributo.
A sottolineare questa situazione e le varie casistiche emerse in questi mesi, dei soggetti esclusi, è il quotidiano Il Sole 24 Ore in edicola oggi che da settimane parla di ‘esodati dai ristori’:
“ad alimentare l’esodo sono tanti fattori, tutti caratterizzati dal fatto di rendere il parametro 2019 inutilizzabile da chi voglia davvero pesare l’impatto del Covid. Perchè molti, in quel 2019, sono rimasti fermi qualche mese, spesso proprio per investire nella loro attività, allargare il bar o il ristorante, riammodernare gli impianti o le stanze dell’albergo. Far crescere, insomma, il potenziale della propria attività. Altri invece si affacciavano proprio in quel periodo in una nuova avventura imprenditoriale, partita nella realtà conle prime fatture solo alcuni mesi dopo l’apertura della partita Iva e il completamento del percorso burocratico che in Italia accompagna fedelmente chi vuole avviare un’impresa”.
Col Decreto Sostegni bis è cambiato qualcosa? E’ stato previsto anche per queste partite Iva una forma di ristoro? La risposta la da ancora una volta il quotidiano economico che mette in luce che nel “bis” il trattamento loro riservato è lo stesso. Anzi sono esclusi anche da altre forme di aiuti. Ecco cosa scrive “Il Sole”:
“anche perchè il colpo è raddoppiato dal fatto che i confini della platea dei destinatari del fondo perduto limitano anche il raggio di azione di altri aiuti: a partire dal credito d’imposta sugli affitti appena rilanciato per cinque mesi proprio dal sostegni bis. Chi è fuori dal fondo perduto è fuori dal tax credit, anche se il canone d’affitto non ha nessun legame con l’andamento del fatturato”.
Insomma una catena di esclusioni da benefici, una doppia beffa, che si aggiunge ad un piccolo spiraglio offerto dalla legge di conversione del Decreto Sostegni 1 che a queste categorie offre un contributo fino a 1.000 euro ma con un budget limitato (per approfondire clicca qui).
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