Agricoltura, troppi immigrati in attesa di regolarizzazione: alto il rischio ‘lavoro nero’ per le raccolte

Braccianti agricoli

Su 170mila immigrati che hanno fatto domanda di regolarizzazione, sono pochissimi coloro che hanno concluso la pratica. Questo è un fatto negativo non solo dal punto di vista agricolo, perché viene a mancare manodopera, ma anche dal punto di vista sociale”.

Lo afferma Giorgio Mercuri, presidente del Settore Agroalimentare di Alleanza cooperative italiane al portale web FreshPlaza. L’esponente ‘cooperativo’ mette in luce che si tratta di una grave situazione che rischia gravemente di alimentare il mercato del lavoro irregolare, poichè gli immigrati troverebbero l’unico ‘rifugio’ nell’illegalità.

A causa della pandemia, gli uffici preposti sono molto rallentati – continua Mercuri – mentre le nostre aziende contavano sul fatto di poter disporre di manodopera stanziale e regolare per l’avvio delle grandi campagne di raccolta. Occorre accelerare i tempi, anche perché un immigrato non regolare deve comunque sopravvivere e rischia di essere assorbito dal lavoro nero, dal caporalato o dalla malavita”

Al tema del lavoro irregolare si aggiunge quello delle difficoltà nel trovare manodopera disponibile a lavorare nei campi e nelle raccolte:

In campagna, i lavoratori italiani ormai si misurano con il contagocce. Senza immigrazione, il nostro settore sarebbe paralizzato. Va un po’ meglio negli stabilimenti di lavorazione, dove ancora gli italiani sono presenti. Ad ogni modo, occorre una seria riflessione sul fronte del lavoro in ortofrutta e pensare ad azioni di lungo respiro per reperire manodopera”.

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