La riforma ‘Orlando’ del sistema degli ammortizzatori sociali, secondo il principio dell’universalismo differenziato (tutele diverse ma a tutti), stenta a decollare.
Ieri c’è stato un altro incontro con tutte le parti sociali, il Ministro del Lavoro ha consegnato un documento rispetto al quale si aspettava un ‘ok’ da parte di tutti per poter procedere con la riforma già dall’autunno, con la discussione sulla Legge di Bilancio. Ma non è andata così. Tutto è stato rinviato ad un incontro che si terrà il 2 settembre e non sembra ci siano le condizioni che sia quello conclusivo.
I sindacati dei lavoratori, pur apprezzando le proposte, hanno richiesto di migliorare alcuni aspetti in particolare la parte relativa agli ammortizzatori in casi di cessazione del rapporto (Naspi, Disoccupazione agricola, Dis-Coll).
I rappresentanti delle aziende invece, in particolare quelle di più piccole dimensioni hanno messo in evidenza il problema dei costi: al momento buona parte di quelle che occupano fino a 5 dipendenti (parliamo di commercio e pubblici esercizi, in particolare) non versa ad alcun fondo (né Inps né altro), godono della Cig in deroga – gratis – e non vogliono dover sopportare dei costi di contribuzione improvvisi (anche per la risalita economica che stanno tentando con la pandemia e le incertezze). Chiedono quindi che lo Stato intervenga con un finanziamento a carico della fiscalità generale per contribuire alla cassa integrazione dei loro dipendenti.
A mettere in luce questo aspetto, che poi è il vero nodo da sciogliere della riforma è il quotidiano Il Sole 24 Ore in edicola oggi:
“Un tema delicato è l’estensione degli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori delle imprese di piccole dimensioni (1-5 addetti). L’idea del ministero del Lavoro è riconoscere 13 settimane di sussidio, per i primi anni a totale carico dello Stato. Le stime dei tecnici dell’Economia e di palazzo Chigi indicano un costo piuttosto elevato, pari a 1,2 miliardi l’anno, visto che queste imprese (di piccolissime dimensioni, spesso a gestione familiare) oggi non versano contributi e sono coperte, qualora in difficoltà, dalla Cig in deroga (destinata a scomparire). Nel progetto di Orlando le imprese da 1 a 5 dipendenti inizierebbero a versare gradualmente fino ad arrivare a regime interno allo 0,5. Nel testo si ipotizza infatti ‘una previsione di accompagnamento a carico della fiscalità generale nel triennio 2022-2024’ riferita ai costi degli ammortizzatori sociali. Si creerebbe un meccanismo ‘differenziato’ (anche sui costi) : 13 settimane di Cig per le aziende da 1 a 5 addetti resterebbe sostanzialmente così com’è per quelle sopra i 15 (che tuttavia versano elevati contributi ordinari e addizionali)”.
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