HomeEvidenzaGreen pass obbligatorio per lavorare: ecco cosa cambia realmente dal 1° settembre

Green pass obbligatorio per lavorare: ecco cosa cambia realmente dal 1° settembre

Dal oggi 1° settembre il Green pass diventa obbligatorio per accedere ad alcune categorie di servizi, oltre ai bar e ristoranti al chiuso, piscine, palestre, stadi, cinema e teatri per i quali l’entrata in vigore dell’obbligo della certificazione verde risale al 6 agosto scorso.

Ricordiamo che per ottenere il Green pass è necessario avere il vaccino (anche 15 giorni dopo la prima dose) oppure aver fatto un tampone negativo oppure essere guariti dal Covid.

Ad essere interessati dall’obbligatorietà del green pass dal 1° settembre sono i trasporti a lunga percorrenza come navi, aerei e treni – escludendo quindi i trasporti locali. Nel caso dei trasporti, il green pass non è obbligatorio per tutti, ma solo per chi decide di usufruire del servizio.

Ciò significa, per esempio, che solo i passeggeri di treni, aerei e navi avranno l’obbligo di esibire il green pass, ma non anche il personale che lì ci lavora.

Dal 1° settembre entra in vigore anche l’obbligo di Green pass per scuola e università. Qui invece la situazione è capovolta: il personale docente e Ata ha l’obbligo di mostrare il green pass ma la differenza arriva quando si parla degli studenti. Agli alunni fino alle scuole superiori non viene infatti richiesta nessuna certificazione mentre il green pass torna obbligatorio per gli studenti universitari.

Vediamo nel dettaglio quali sono le categorie obbligate per legge ad esibire il green pass e quali no.

Green pass obbligatorio per lavorare: chi riguarda?

La legge prevede che il green pass sia obbligatorio per:

  • personale scolastico e universitario;
  • personale sanitario;
  • personale appartenente alle forze dell’ordine.

Si tratta dunque di tutte quelle attività che fanno capo ai servizi essenziali costituzionalmente protetti. Qualora il lavoratore si rifiutasse di ottenere il green pass andrebbe incontro alla sospensione lavorativa con la conseguente interruzione dello stipendio (sul punto c’è già un congruo numero di sentenze che dà ragione al datore di lavoro).

Green pass obbligatorio per lavorare: chi è escluso?

Per tutti gli altri lavoratori del settore privato e per una parte della pubblica amministrazione il Green pass non è riconosciuto dalla legge italiana come elemento obbligatorio per accedere nei luoghi di lavoro. Non lo è – ad esempio – per i gestori e dipendenti di ristoranti, bar, cinema, palestre, piscine, teatri, ecc., settori nei quali invece il cliente è sottoposto all’obbligo.

Anche se in questi giorni è all’esame del Governo la proposta del Ministro della Salute Roberto Speranza di estendere il Green pass ai dipendenti statali dal 1° ottobre.

In attesa che venga probabilmente allargato l’obbligo ad altre categorie – a chiedere una legge è anche il sindacato – va comunque messo in evidenza che la questione è paradossale per la distinzione che viene operata tra un ambito, in cui l’obbligo non c’è, ma scatta se si intende poi entrare in contatto con un altro servizio. Prendiamo il caso di un dipendente di un’azienda in cui non vige l’obbligo di legge: quest’ultimo non è obbligato ad avere il green pass per recarsi sul luogo di lavoro ma sì per andare a mangiare in mensa. O ancora, il caso di un capotreno: per svolgere il proprio lavoro non ha bisogno del green pass – a differenza dei passeggeri – ma tale condizione si rende invece necessaria ad un qualunque lavoratore che dovendo fare delle trasferte di lavoro deve acquistare un servizio di trasporto, come ad esempio il treno ad alta velocità o un traghetto a lunga percorrenza.

Insomma quello che non entra dalla porta (l’obbligo di Green pass per accedere al luogo di lavoro), potrebbe facilmente entrare dalla finestra anche se ‘travestito’ da un obbligo diverso ed indiretto.

Ne consegue, dunque, che molti di questi lavoratori verso i quali non è stato posto alcun obbligo di legge, saranno spinti, per ottenere il Green pass, molto probabilmente a sottoporsi al vaccino visto che sono ben poche le aziende che rimborsano il costo del tampone. Per cui è vero che per queste categorie dal 1° settembre non vi è alcun obbligo diretto, però c’è un sostanziale disincentivo a non possederlo, specie se si guarda al vaccino.

È importante comunque ricordare che, sebbene per molte categorie la certificazione verde non sia obbligatoria, il datore di lavoro può scegliere di imporre questo obbligo ai propri dipendenti (per approfondire clicca qui).

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