La rivoluzione dell’Assegno unico figli ha portato novità sostanziose per molte categorie lavorative, in particolare i lavoratori autonomi e le famiglie numerose.
A metterlo in luce è il quotidiano Il Sole 24 Ore in edicola oggi sul quale si legge che sono tre in particolare gli effetti determinati dal nuovo Assegno, che ha abolito le precedenti prestazioni per i dipendenti, ed è stato esteso agli autonomi e alle famiglie a bassissimo reddito (come i percettori di reddi di cittadinanza).
Numericamente si è ottenuto un ampliamento della platea dei beneficiari perchè “rispetto al passato l’aiuto è maggiore per 5,35 milioni di famiglie, il 73,5%, con il 77% dei figli”.
Ecco quanto scrive il quotidiano economico:
“punto primo: nel confronto con le politiche in vigore fino all’anno scorso, la declinazione ‘universale’ dell’assegno e le risorse aggiuntive che lo finanziano in generale aiutano soprattutto le famiglie più numerose e meno fortunate sul piano economico. Punto secondo: gli effetti sono differenziati fra autonomi e dipendenti. I primi sono avvantaggiati dal fatto di essere stati ignorati dai vecchi assegni famigliari, ma scontano un meccanismo dell’Isee che li penalizza calcolando l’indicatore al lordo dei contributi previdenziali mentre nel caso dei dipendenti è pulito da una franchigia. Questo aspetto cambia la curva degli effetti sui redditi, perchè gli autonomi con un figlio a carico raggiungono nei calcoli Upb un Isee da 15mila euro con un reddito imponibile da 23.500 euro mentre i dipendenti arrivano allo stesso livello con un imponibile da 33.600 euro. Terzo punto: il cambio di regole, come aveva sottolineato lo stesso Ufficio parlamentare di Bilancio in un’analisi precedente, taglia gli aiuti ad alcune famiglie, soprattutto per effetto dell’Isee. Il problema riguarda 613mila famiglie, circa 8% dei nuclei, che però sono coperti dalla salvaguardia quando l’Isee non supera i 25mila euro”.
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