San Martino, 6 settembre 1917
Mia cara mamma,
vi scrivo per dirvi che sto bene.
Sono in un bosco e vi scrivo perché mi mancate moltissimo voi, il papà e Sofia. Non vedo l’ora di tornare a Trieste per riabbracciarvi e sapere se Sofia e il bambino stanno bene. Oggi è una bella giornata di sole, ma io e i miei compagni siamo molto in ansia per quello che potrebbe accadere.
È morto Guglielmo, il mio migliore amico … Gli hanno sparato al petto pochi giorni fa e purtroppo non c’è stato niente da fare. Ci sono stati giorni difficili qui … Adesso non ho più amici in trincea con cui confidarmi. So che vinceremo la guerra, diventerò il vostro eroe, così, quando morirò, sarete fiera di portare il cognome di Bergamas.
Mi ricordo quando ancora facevo il maestro e lavoravo con i bambini e con i ragazzi: era un incanto. Mi ricordo di uno studente in particolare, Giacomo. Era un ragazzo prodigio, era un bambino che, per avere solo dieci anni, era veramente bravo, eppure sapevo che non era un “mulo’’ studioso, non perdeva tanto tempo sui libri lui!
Un altro ragazzo, educato e bravo era Marco, amico di Giacomo: era premuroso e gentile, a differenza di Giacomo, lui spendeva molto tempo sui libri per portare a casa ottimi risultati.
Mi ricordo … A scuola insegnavo tutte le discipline, ero il punto di riferimento dei miei allievi. I ragazzi entravano alle 8:00 del mattino e uscivano verso le 16:30, gli studenti erano pochi, poiché non tutte le famiglie potevano permettersi di mandare i bambini a scuola … Ci volevano tante braccia nei campi!
So che ho arrecato dolore non solo a voi, per avervi mentito, ma a tutti voi: vi ho mentito per arruolarmi volontario e partire per il fronte. Provo sempre ad aiutare tutti i miei commilitoni, a non lasciarli da soli quando hanno bisogno di aiuto, anche se capisco che non c’è nulla da fare, per non farli morire guardando il cielo, ma farli morire su un letto di infermeria, così almeno so e non ho il senso di colpa che ho fatto di tutto per salvarli.
Ogni volta in trincea, sento un senso di angoscia che mi attanaglia il cuore quando il comandante urla: ‘’All’Attacco!’’ Perché ho la paura costante di perdere qualche mio compagno, ho la paura costante di morire, come penso tutti qua al fronte! Ho la paura costante di lasciarvi da soli, perché non ve lo meritate, siete sempre stati dei genitori meravigliosi, mi avete insegnato il senso dell’onore, del rispetto …
Qui in trincea ripenso sempre al mio lavoro, ai miei bambini che non devono perdere il loro maestro, ma il mio gesto insegnerà loro l’amore per la Patria!
Mamma so che forse non ci rivedremo più, ma ricordatemi sempre con i libri, i quaderni dei miei allievi da correggere sotto il braccio, con la camicia lavata e stirata, con il sorriso sul viso.
Non mi sento in colpa di essere qui, ma mi sento in colpa per avervi mentito, mi dispiace che forse vi abbia deluso come figlio, ma se dovessi tornare a casa, proverei in tutti modi a chiarire quello che ho fatto. Forse questa è l’ultima lettera che vi manderò.
Vi voglio bene, ricordatelo sempre.
Il vostro amatissimo, Antonio
Gloria Spina