E’ crisi del gas e il Governo valuta la situazione di emergenza. Secondo quanto si apprende da Ansa.it “il costo del metano alla borsa di Amsterdam è balzato del 43% in una settimana, passando da 82,5 a 117,74 euro, con un picco di 134 euro al MWh registrato dopo i nuovi tagli resi noti dai russi”. Gazprom, il principale fornitore russo, ha infatti tagliato le forniture a ENI del 50%.
Ma non è finita, a mettere a rischio produzioni e uso domestico sono anche gli “stoccaggi comuni in vista dell’inverno” in tutte le capitali europee.
“La decisione sarà presa mercoledì – scrive l’Huffpost – visto che il gas “sta arrivando a singhiozzo in Italia perché il venditore Gazprom soddisfa solo una parte delle prenotazioni giornaliere di Eni. La data fissata dal Governo non contempla proroghe. Se il taglio delle forniture dovesse proseguire fino alla settimana prossima – è il ragionamento – bisogna mettere in campo una risposta”.
E quale sarà la risposta? Per ora non si parla di stato di emergenza. Tuttavia, secondo quanto raccolto da l’edizione on-line de Il Sole 24 Ore ”il governo italiano, secondo fonti dell’Esecutivo interpellate dall’agenzia Reuters, potrebbe decidere di dichiarare lo stato di allerta la prossima settimana se le forniture da Mosca dovessere continuare a scarseggiare. Il protocollo prevede tre stadi: uno stato di pre-allerta, già imposto a fine febbraio dopo l’invasione russa dell’Ucraina, uno di allerta e infine uno di emergenza”.
E cosa potrebbe accadere se Mosca decidesse di interrompere totalmente le forniture di gas al paese? “L’impatto di una decisione del genere per l’Italia è stata misurata in uno scenario da Bankitalia – spiega Il Sole – : l’azzeramento del gas russo (40% sull’importazione complessiva, pari a 29 miliardi metri cubi) porterebbe a una riduzione per il Pil di -0,3% nel 2022 e a -0,5 nel 2023, un valore più basso di circa 4 punti percentuali quest’anno e di 3 il prossimo rispetto a quanto stimato in gennaio, comportando una prolungata recessione. Per l’Italia ci sarebbero ripercussioni anche per l’inflazione che potrebbe arrivare al 7,8%.
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