Non ci sta, la professoressa Chiara Saraceno, la sociologa che ha presieduto la Commissione sul Reddito di Cittadinanza, a scaricare il problema della mancanza di lavoratori nel turismo e stagionali sui percettori del sussidio, secondo quanto sostiene una parte dell’opinione pubblica e dei rappresentanti della politica.
«Innanzitutto è un problema che esiste anche in altri Paesi – dichiara al quotidiano La Verità in edicola oggi – , e nessuno si sognerebbe di imputarlo al reddito minimo per i poveri. Chi suggerisce questo nesso evidentemente pensa di poter pagare salari molto bassi. Inoltre, se tutte queste opportunità insoddisfatte transitassero dai Centri per l’impiego, se davvero venissero rifiutate irragionevolmente da qualche beneficiario, questo dopo due rifiuti decadrebbe dal beneficio. Invece si rimane nel sentito dire e nella denuncia non verificata. Aggiungo che la stragrande maggioranza dei percettori di Reddito di cittadinanza ha qualifiche molto basse: non è facilmente appetibile nel mercato di lavoro. Chi cerca cuochi, camerieri di sala, baristi, cerca persone con competenze specifiche, anche linguistiche».
Lavorare come cameriere non è certo cosa semplice. «Un po’ perché è un lavoro con orari pesanti – aggiunge – , un po’ perché la pandemia ha svelato che non è un mestiere sicuro. Se si vuole costruire una vita familiare occorre che siano pagati di più, e forse che si cambi l’organizzazione del lavoro, i turni. Possibile non vedere mai moglie o marito e figli per lavorare?».
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