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Movimento 5 Stelle spaccato: rischio abrogazione del Reddito di Cittadinanza entro 1 anno?

La settimana che è appena terminata sarà ricordata come quella del primo grande strappo all’interno del Movimento Cinque Stelle, con l’uscita di uno dei leader Luigi Di Maio, attuale ministro degli Esteri, che uscendo dal movimento insieme ad una sessantina di parlamentari ha deciso di costituirsi in un gruppo autonomo: Insieme per il Futuro.

Cosa resta a questo punto del M5S e che peso politico avrà nell’immediato futuro?

A questa domanda si risponde facilmente sottolineando che il movimento oramai, sia alla Camera che al Senato, non è più il partito di maggioranza relativa. La Lega quindi da ora in poi rappresenta la platea più folta di parlamentari.

Questo comporta un evidente indebolimento politico del movimento e del suo attuale induscusso leader, Giuseppe Conte. Un indebolimento che può mettere in discussione il Reddito di Cittadinanza fino al punto da portare alla cancellazione del sussidio? Ci sono seri rischi che durante questa legislatura si formi una maggioranza che voti la sua abrogazione?

Domanda alle quali non è possibile dare una risposta certa. Ma osservando lo scenario politico va detto che sicuramente quel che resta del “Movimento” resta ancorato ai valori e agli ideali degli inizi, e il “reddito” fa parte sicuramente di questi. Diversa è invece la posizione del Gruppo parlamentare che fa capo a Di Maio, che collocandosi al centro dell’agone politico si propone di essere una forza moderata, che per natura è spinta a fare accordi anche con forze non omogenee.

D’altronde di recente Di Maio ha aggiustato leggermente il tiro sul sussidio. “Credo sia opportuno in questa fase – ha scritto l’attuale Ministro degli Esteri, ex capo politico del M5s, sul Foglio – ripensare alcuni meccanismi separando nettamente gli strumenti di lotta alla povertà dai sostegni al reddito in mancanza di occupazione”. 

Un eventuale “tradimento” sul reddito dunque, potrebbe arrivare proprio da chi si colloca nell’area moderata e per sopravvivere potrebbe iniziare a dialogare con le altre forze moderate e mettere in gioco anche la tenuta del RdC. Ipotesi che non sembra potersi concretizzare già in questa Legislatura, in scadenza nel 2023, piuttosto in quella che seguirà. Ma molto dipenderà dal risultato elettorale, da chi sarà il primo partito, da quali maggioranze di comporranno, e dagli eventuali accordi che dovessero fare i 5stelle con i fuorusciti. Anche eventualmente a difesa del “reddito”: un accordo trasversale per la sua conferma al quale potrebbe stare anche il PD e LeU.

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