“Quali sono i contratti più rappresentativi che il governo intende applicare per garantire stipendi più alti a tutti? Come si fa a sceglierli senza una legge sulla rappresentanza sindacale, mai introdotta?” Esordisce così La Stampa in edicola stamattina, facendosi portavoce di un dubbio comune ai più.
Ieri 13 luglio si è tenuto l’incontro tra il premier Mario Draghi e il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi (assente il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, non senza polemiche), proprio per discutere della condizione dei lavoratori dipendenti ai tempi dell’inflazione galoppante. Al centro del dibattito, la questione ben delineata da La Stampa:
“La questione tecnicamente più delicata è se – in nome alla lotta ai contratti ‹‹pirata›› – scegliere come parametro quelli ‹‹più diffusi›› o firmati dalle organizzazioni confederali che rappresentano la stragrande maggioranza del lavoro dipendente.”
L’esempio più calzante fatto dallo stesso leader di Confindustria per spiegare la situazione è quello dei rider: sono tutti parti dello stesso settore (logistica), ma sono stati firmati 4 accordi differenti. Quale scegliere? Quello più apprezzato in termini numerici o quello che ha alle spalle le forze sindacali più rappresentative? Un problema non di poco conto, e per cui il premier ha rimandato ogni approfondimento a un testo più dettagliato.
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