Il Reddito di Cittadinanza, misura bandiera del Movimento 5 Stelle, è stato anche ieri, nel discorso del premier Mario Draghi al Senato, uno degli argomenti più attesi del suo discorso con il quale chiedeva alle forze politiche il voto di fiducia.
Attese che però sono state tradite. E’ così per tutti: per il partito di Giuseppe Conte che si aspettava una presa di posizione netta a sua difesa, dopo il documento inviato a metà luglio; è così per Lega e Italia Viva, partiti che puntano alla diretta cancellazione del “reddito” per via parlamentare o referendaria.
Nel suo primo intervento Draghi ha dichiarato ”Il reddito di cittadinanza è una misura importante per ridurre la povertà, ma può essere migliorato per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro”.
Parole che strizzano l’occhio a destra e a sinistra ma che non fanno la felicità di nessuno. E così, più tardi, il premier – dietro sollecitazione di alcuni senatori – è costretto a tornarci sù. Il reddito di cittadinanza è positivo, specifica, ma “se non funziona è una cosa cattiva”. Che poi sottolinea: “ho detto quello che dovevo dire: il reddito di cittadinanza è una cosa buona, ma se non funziona è una cosa cattiva”.
Parole generiche, vaghe, che non guardano dirette ai problemi e soprattutto alle soluzioni dei problemi, che un Governo dovrebbe essere in grado di offrire. Quel che appare evidente è che si tratta di dichiarazioni politicamente ‘isolate’ che non fanno sintesi tra le diverse posizioni in campo: da un lato il M5S “insoddisfatto” e dell’altro la Lega che accusa ”discorso troppo spostato a sinistra”.
Sintesi politica che evidentemente non è stata neppure cercata ed ora – con la fine del Governo Draghi ormai alle porte – si attende solo un voto elettorale che secondo quanto dicono i sondaggisti più accreditati porterà alla formazione di una nuova maggioranza parlamentare che, senza i M5S, probabilmente vedrà come primo obiettivo quello della cancellazione del Reddito di Cittadinanza.
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