Non ci sarà un secondo Bonus 200 euro. L’una tantum resterà davvero tale. È quanto trapelato ieri dopo l’incontro a Palazzo Chigi tra il Governo e le parti sociali. Per fronteggiare l’inflazione e far aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori, in alternativa alla proroga del Bonus si è optato per questa soluzione.
Anche i pensionati vedranno innalzato il loro potere d’acquisto grazie a un aumento pensionistico. Questo era previsto per gennaio 2023, con la solita perequazione. La vera novità sta nell’anticipo di tale manovra, come annunciato ieri dai sindacati.
Vediamo di che si tratta.
Aumento pensioni 2022: in che modo?
Per contrastare la perdita del potere d’acquisto delle pensioni, si pensa a un aumento pensionistico da effettuarsi tramite una rivalutazione. Ma in che consiste la rivalutazione delle pensioni?
All’inizio di ogni anno gli importi delle pensioni vengono rivalutati e adeguati all’andamento dell’inflazione registrato nell’anno precedente. Questa procedura è nota come rivalutazione o perequazione delle pensioni. In questo modo, all’aumento dei prezzi al consumo aumenterà in maniera proporzionale anche l’importo della pensione, così da mantenerne inalterato il potere d’acquisto.
La perequazione avviene a gennaio di ogni anno e la prossima era quindi previsti a gennaio 2023. La vera novità sta che con il Decreto Aiuti Bis si potrebbe pensare a una rivalutazione anticipata al prossimo settembre, così da adeguare fin da subito gli assegni al nuovo (alto) costo della vita.
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, la rivalutazione avrà decorrenza dal 1° luglio 2022: pertanto, nel cedolino di settembre i pensionati dovrebbero trovare anche gli arretrati degli aumenti relativi alla pensione di luglio e di agosto.
Rivalutazione pensioni 2022: di quanto è l’aumento?
Come detto prima, la pensione deve aumentare in maniera proporzionale rispetto all’inflazione accertata nei 12 mesi precedenti. Il tasso di inflazione registrato nel 2022 è pari all’8%, pertanto nel 2023 l’importo percepito nella pensione verrà aumentato dell’8%.
Attenzione però, perché i trattamenti pensionistici non saranno aumentati tutti allo stesso modo. La rivalutazione dipenderà dalle fasce di reddito:
- 100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
- 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
- 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.
L’importo del trattamento minimo mensile da considerare è quello del 2021, pari a 515,58 euro: pertanto spetta un aumento in misura piena dell’8% a quei pensionati che prendono meno di 2.062,32 euro. Si parla di cifre importanti: un pensionato che riscuote 1.000 euro di pensione al mese, per esempio, godrà di un aumento pari a 80 euro mensili. Con una pensione pari a 1.300 euro spetterà invece un aumento di 104 euro al mese.
Per adesso non circolano altre informazioni al riguardo, occorre quindi attendere il Decreto Aiuti bis previsto entro la prossima settimana. Si tratta comunque di aumenti poderosi e per risparmiare non è escluso che per il momento il Governo decida di attuare una rivalutazione parziale, per poi procedere con un secondo aumento all’inizio del prossimo anno.
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