Con il caro bollette lo smart working sembra essere diventato un lusso che in pochi possono permettersi.
Nonostante i molti benefici apportati dal lavoro agile nella vita del dipendente (miglior equilibro tra lavoro e vita privata, per esempio), sono molti i lavoratori che si trovano costretti a rifiutarlo: i lati positivi, infatti, verrebbero annullati da una bolletta troppo salata.
Il problema si fa sentire in particolare nella Pubblica Amministrazione, soprattutto per via dell’assenza di rimborsi per l’energia. A darne notizia è Il Messaggero, che nell’edizione in edicola lunedì 3 settembre spiega:
“La questione dei mancati rimborsi spese per luce e gas impatterebbe su circa 700mila statali: tanti sarebbero i remotizzabili nella Pa, secondo alcune stime. Più nel complesso, su 18 milioni di dipendenti potrebbero lavorare in modalità agile tra i 6 e gli 8 milioni di italiani, ha stimato il Politecnico di Milano. L’asticella al momento però si fermerebbe a 4 milioni. Come detto il caro bollette sta frenando la diffusione del lavoro agile e nella Pubblica amministrazione lavoratori e sindacati chiedono compensazioni prima di firmare gli accordi individuali.”
Come specifica il quotidiano, il nuovo contratto per le funzioni centrali non chiude in maniera esplicita alla possibilità di erogare agli smart worker una speciale indennità come forma di rimborso spese, ma rinvia alla contrattazione integrativa decisioni in merito.
Peccato che nelle amministrazioni pubbliche il cassetto delle risorse sia vuoto o quasi e non ci siano tesoretti a cui attingere per venire incontro alle richieste dei dipendenti.