Reddito di Cittadinanza sarà compatibile con il lavoro stagionale e intermittente entro 3 mila euro ma non con il semplice contratto a tempo determinato. E’ la novità inserita nel DDL Bilancio dal Governo e che intende risolvere la problematica della carenza di lavoratori in alcuni specifici settori, come turismo e agricoltura.
Soluzione che invece entra in contraddizione con altre, contenute nella stessa Manovra, attraverso le quali sembra che il Governo punti più a spingere le forme contrattuali meno costose, come ad esempio si intende fare con la reintroduzione dei voucher nell’Agricoltura. A mettere la pulce nell’orecchio ai suoi lettori è la Repubblica, nell’edizione stampa di martedì 29 novembre.
Nell’attuale testo presentato alla Camera, infatti, “manca il riferimento a contratti a tempo determinato che a parità di importo – 3 mila euro – se cumulati con il Reddito rischiano invece di far perdere l’assegno al beneficiario”, scrive il quotidiano.
Contratti a tempo determinato che, sempre secondo quanto riporta La Repubblica, sarebbero i più diffusi tra i percettori del Reddito di Cittadinanza che lavorano. Su 180 mila lavoratori poveri nel 2021 col sussidio e un contratto, infatti:
- il 10% lavorava in modo stabile, ma con salari così bassi da tenersi anche un parte del sussidio;
- il 27%, circa 50 mila percettori RdC, aveva contratti stagionali o intermittenti;
- il 63%, circa 112 mila percettori RdC, aveva contratti a tempo e a part-time.
Più della metà dei percettori RdC lavoratori, dunque, resterebbe esclusa da questa nuova “cumulabilità”.