Disoccupazione Agricola 2023: a chi spetta e come si calcola

Braccianti

Disoccupazione agricola 2023, dallo scorso 1° gennaio gli operai che lavorano nell’agricoltura iscritti negli elenchi nominativi possono richiederla a INPS.

Il termine ultimo per presentare istanza è il 31 marzo 2023 e possono accedervi solo i braccianti che presentano domanda per tempo e che rispettano determinati requisiti. L’importo, inoltre, non è uguale per tutti ma varia a seconda del numero di giornate lavorate.

Vediamo nel dettaglio a chi spetta l’indennità di disoccupazione agricola e come si calcola.

Disoccupazione Agricola 2023: requisiti

Hanno diritto alla disoccupazione agricola i lavoratori agricoli dipendenti e le figure equiparate, come gli operai o salariati agricoli con contratto a tempo determinato o a tempo indeterminato che lavorano per parte dell’anno.

Occorrono inoltre 3 requisiti:

  1. che siano state lavorate effettivamente almeno 102 giornate nel biennio precedente (anche se non tutte nel settore agricolo, basta che comunque queste ultime prevalgano);
  2. che si abbiano almeno 2 anni di anzianità contributiva nel settore dell’agricoltura (con riguardo al biennio precedente, quindi 2021-2022);
  3. che si sia iscritti agli elenchi nominativi dei lavoratori agricoli dipendenti per il 2022 o, in alternativa, contratto a tempo indeterminato per parte del 2022.

Disoccupazione agricola 2023: come si calcola?

L’indennità agricola spetta nella misura del 40% della retribuzione di riferimento per gli operai agricoli a tempo determinato (con contributo di solidarietà del 9% applicabile per massimo di 150 giornate) e del 30% della retribuzione effettiva per operai agricoli a tempo indeterminato.

Nel caso in cui il lavoratore abbia instaurato più rapporti di lavoro con retribuzioni differenti, il salario medio è calcolato attraverso la media ponderata tra i diversi salari.

Il salario medio calcolato viene poi moltiplicato per il numero di giornate pari a quelle lavorate nell’anno precedente entro il limite massimo di 365 giornate annue. Da queste vanno detratte:

  • le giornate di lavoro dipendente agricolo e non agricolo;
  • le giornate di lavoro in proprio, agricolo e non agricolo;
  • le giornate indennizzate ad altro titolo (malattia, maternità infortunio, etc.) e quelle non indennizzabili (espatrio definitivo, etc).

Da ciò si determinata l’imponibile sui cui calcolare l’Irpef sulla disoccupazione agricola, che arriva poi nelle tasche dei richiedenti con tempi di pagamento molto lunghi.

Occorre infine tenere in considerazione che se la domanda viene presentata in autonomia telematicamente dal sito INPS non ci sono ulteriori costi da aggiungere. Nel caso in cui, invece, si preferisse ricorrere a un patronato c’è da sottrarre un ulteriore contributo sindacale che lo stesso patronato si attribuisce, con un importo che varia tra gli 80 e i 100 euro.