Pubblica Amministrazione, ridurre i tempi morti e accorciare il periodo che passa dal bando all’assunzione per favorire l’occupazione.
È questo l’obiettivo che si è prefissato per il 2023 il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, che intervistato da Il Messaggero giovedì 23 febbraio si dice fiducioso. I dati lo dimostrano: siamo passati da un tempo medio della durata delle procedure di concorso nel 2019, quindi prima della pandemia, di 780 giorni a 169 giorni nel 2022.
Tempo accorciati grazie alla cancellazione, durante la pandemia, della prova orale. Con il suo reinserimento il rischio è che i tempi tornino a dilatarsi. Un rischio che però il ministro sembra scongiurare:
‹‹Ho creato un gruppo di lavoro di esperti che sta lavorando a una riforma dei concorsi che ci permetta di tagliare tutti i tempi morti delle varie fasi delle procedure in modo da assicurare che i tempi restino rapidi. L’obiettivo? Che si arrivi dal bando all’assunzione in sei mesi, 180 giorni in tutto. È un obiettivo ambizioso, ma per rendere la Pubblica amministrazione attrattiva dobbiamo essere capaci di raccogliere queste sfide.»
Perché la poca attrattività di un impiego presso la pubblica amministrazione ormai è un dato di fatto, con i concorsi sempre più disertati. Insomma, il posto fisso sembra aver perso il fascino di un tempo. Punto di vista che il ministro Zangrillo non sposa, almeno nel contesto italiano, fatto sostanzialmente fatto di piccole e medie imprese e nel quale ‹‹la Pubblica amministrazione è in grado di essere competitiva sia dal punto di vista degli stipendi che delle prospettive di carriera.»