Pensioni, 2 novità dal decreto Lavoro: ci sono gli aumenti?

Pensioni

Decreto Lavoro, approvato in consiglio dei ministri lo scorso lunedì 1° maggio: una data simbolica, scelta appositamente dal Governo Meloni. Dal taglio del cuneo fiscale ai nuovi strumenti di inclusione sociale e lavorativa, dagli interventi per la sicurezza sul lavoro alle maggiorazioni dell’Assegno Unico.

Vaste, dunque, le misure previste dal Governo per favorire l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro, ma cosa dispone il Decreto per chi dal mondo del lavoro deve uscire? In pratica, cosa c’è di nuovo sulle pensioni?

Pensioni decreto Lavoro 2023: le 2 novità

Le pensioni, ahimè, non trovano un ampio spazio all’interno del nuovo decreto lavoro. La versione definitiva del decreto la si avrà solo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma quella approvata per la Festa dei Lavoratori dal Consiglio dei Ministri può essere comunque considerata la versione finale: salvo ripensamenti politici dell’ultimo momento, dovrebbe rimanere invariata.

Ciò significa che per le pensioni il decreto ha in serbo solamente due novità:

  1. rimodulazione delle cessazioni dei rapporti di lavoro con accesso allo scivolo pensionistico;
  2. vanificazione degli aumenti precedentemente annunciati da Lega e Forza Italia.

Vediamo meglio nel dettaglio.

Decreto lavoro, in pensione 5 anni prima con contratto di espansione

La prima (e si può dire unica) novità riguardo le pensioni interessa l’art. 41 del dlgs n. 148 del 2015, quello che disciplina il contratto di espansione, lo strumento che incentiva il ricambio generazione nelle aziende.

Dopo il comma 1-ter, è inserito il seguente: “1-quater“, che recita:

“Fino al 31 dicembre 2023, per consentire la piena attuazione dei piani di rilancio dei gruppi di imprese che occupano più di 1.000 dipendenti, per i contratti di espansione di gruppo stipulati entro il 31 dicembre 2022 e non ancora conclusi, è possibile, con accordo integrativo in sede ministeriale, rimodulare le cessazioni dei rapporti di lavoro con accesso allo scivolo pensionistico di cui al comma 5-bis entro un arco temporale di 12 mesi successivi al termine originario del contratto di espansione. Restano fermi in ogni caso l’impegno di spesa complessivo ed il numero massimo di lavoratori ammessi allo scivolo pensionistico previsti nell’originario contratto di espansione.”

In pratica, il contratto di espansione è prorogato fino al 31 dicembre 2023, con la possibilità di uscita fino a cinque anni dalla maturazione dei requisiti pensionistici nei processi di reindustrializzazione e riorganizzazione delle imprese.

Il datore di lavoro riconoscerà per tutto il periodo e fino al raggiungimento della prima decorrenza utile della pensione un’indennità mensile, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, come determinato dall’INPS.

Aumenti pensione, decreto lavoro: nulla di fatto

L’altra novità, invece, è che di ulteriori aumenti pensionistici non se ne parla. Vanificati, infatti, gli aumenti per le pensioni più basse, per i quali ormai da tempo i ministri Giorgetti e Salvini facevano pressioni. TuttoLavoro24.it ne aveva dato notizia già qualche giorno fa: c’era il rischio che il Governo preferisse aumentare gli stipendi alle pensioni, e così è stato.

Il grosso degli aumenti già si è verificato: con l’ultima legge di Bilancio, il governo ha portato a circa 575 euro al mese netti gli assegni minimi, che per gli “over 75” toccano quasi i 600 euro. L’ipotesi al vaglio era quella di anticipare l’intervento di recupero dell’inflazione, ma non se n’è fatto di nulla.