Bonus Meloni ci sarà anche nel 2024: confermati dunque gli aumenti in busta paga inizialmente previsti solo fino a dicembre. A goderne, i lavoratori con reddito annuo fino a 35 mila euro.
Da luglio a dicembre, i redditi fino a 25 mila euro aumentano grazie a un taglio del cuneo fiscale (ossia i contributi che il lavoratore deve a INPS) pari al 7%; i redditi da 25 a 35 mila, invece, hanno goduto di un esonero contributivo del 6%. Tutto ciò fa guadagnare ai lavoratori circa 100 euro in più in busta paga.
Una misura che il Governo Meloni intende replicare anche il prossimo anno, ma che tuttavia potrebbe subire degli aggiustamenti per far fronte a un problema segnalato in passato dai sindacati. Vediamo di che si tratta.
Bonus Meloni 2024, potrebbe essere a scaglioni
Gli aumenti apportati dal cd Bonus Meloni nel periodo luglio-dicembre 2023 non sono insignificanti, soprattutto per quei lavoratori che si trovano a ridosso dei 35 mila euro lordi l’anno (2.692 euro netti al mese su 13 mensilità).
Tuttavia, proprio questi ultimi devono stare attenti a non superare la soglia mensile dei 2.692 euro: effettuare degli straordinari o ricevere un premio, per esempio, aumenta il totale in busta paga e può quindi annullare del tutto il taglio contributivo del 6%. Al di là dei casi singoli, il problema maggiore sorge quando questo condiziona i rinnovi contrattuali: anche un piccolo aumento, infatti, può far oltrepassare la soglia dei 2.692 euro al mese e vanificare il taglio del cuneo fiscale, con un importo netto che quindi risulterebbe inferiore a prima del rinnovo.
Una soluzione a tale questione, segnalata anche dai sindacati, la anticipa Il Messaggero di lunedì 4 settembre: introdurre una sorta di decalage di circa 100 euro in modo che il beneficio si riduca in maniera progressiva e non di netto. Prevedere in pratica un sistema “a scaglioni” similare a quello già in auge per la rivalutazione delle pensioni all’inflazione: a godere del taglio del cuneo in misura piena (es. 6%) solo chi non supera la soglia dei 35 mila euro, mentre un’aliquota di poco inferiore potrebbe essere prevista per i redditi di poco superiori. Così facendo, qualche ora di straordinario non comprometterebbe l’aumento dovuto all’esonero contributivo.
L’idea c’è: ora occorre capire se ci sono le risorse per realizzarla.