La definizione della progressione delle carriere nel settore pubblico spetterà ai dirigenti e non sarà più affidata ai soli concorsi pubblici. Bisogna responsabilizzare i capi ed è giunto il momento che questi prendano delle decisioni anche riguardo la gestione delle risorse umane.
È stato chiaro Paolo Zangrillo, Ministro per la Pubblica Amministrazione intervistato da Il Messaggero di martedì 21 maggio, al quale ha anticipato le novità che ha in serbo.
Affidare le promozioni ai dirigenti
L’idea per promuovere e premiare il merito è quella di affidare le promozioni ai dirigenti. Lo annuncia il Ministro Zangrillo a Il Messaggero:
«Sto lavorando su una proposta che intende introdurre delle novità importanti per quanto riguarda le progressioni di carriera. La volontà è di rendere più flessibili le possibilità di avanzamento del personale nella pubblica amministrazione, assegnando ai dirigenti un ruolo determinante nella crescita delle persone».
Solo in questo modo, specifica il ministro, si recupererà il ruolo autentico dei dirigenti, che «non devono solo essere dei super esperti, competenti da un punto di vista tecnico, ma i gestori del capitale umano». Vincere un concorso, in pratica, non sarà l’unico modo per fare carriera: affidare ai capi il compito di misurare il valore delle persone e di fare la differenza tra chi merita e chi no è la strada che intendono intraprendere da Palazzo Vidoni.
Il merito
Insomma, in futuro farà carriera solo chi se lo merita davvero. La valutazione non sarà affidata soltanto ai concorsi, ma anche ai dirigenti. I quali, suggerisce Zangrillo, dovranno assegnare degli obiettivi sfidanti, capaci di tradursi nella soddisfazione di famiglie, cittadini e imprese.
«Questo secondo aspetto è fondamentale – continua il ministro – perché nei prossimi cinque o sei anni avremo un elevatissimo turn over che porterà la Pubblica amministrazione italiana a perdere entro il 2032 un milione di persone che andranno in pensione. Quindi abbiamo la necessità di essere attrattivi per i giovani, e la leva del merito rende appetibile un’organizzazione».
E al giornalista che gli paventa il rischio che si creino baronati risponde: «non c’è il rischio. Vogliamo che a prevalere sia il merito perché solo in questo modo le persone davvero capaci possono fare strada. Per riuscirci, stiamo immaginando dei percorsi decisionali collegiali».