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Stipendi e Pensioni: +2% Fisso ogni Anno (per Tutti e Senza Attese). Aperto il confronto sul Piano della Lega

A Firenze la Lega si riunisce per il congresso nazionale che segnerà la riconferma di Matteo Salvini alla guida del partito per altri 4 anni, un mandato più lungo rispetto al passato. Al centro della due giorni, il tema del lavoro e una proposta destinata a far discutere: un aumento automatico del 2% annuo per stipendi e pensioni, legato all’andamento del costo della vita.

La proposta: stipendi e pensioni legati al costo della vita

Durante il congresso, il tema del lavoro si è rivelato essere centrale. La proposta della Lega punta ad “agganciare” stipendi e pensioni all’aumento del costo della vita. Un’iniziativa che, secondo quanto spiegato da Matteo Salvini, servirebbe a tutelare il potere d’acquisto dei cittadini rispetto all’inflazione, alle bollette e all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità.

La mozione, presentata dal deputato Claudio Durigon, Sottosegretario al lavoro, prevede un meccanismo automatico di incremento salariale e delle pensioni collegato all’andamento dei prezzi al consumo calcolato dall’ISTAT. Il limite massimo previsto per l’adeguamento è del 2% annuo. La percentuale “standard” andrebbe ridiscussa ogni 3 anni.

Ecco quanto postato ieri da Durigon su X, il social ex Twitter:

Un’alternativa al salario minimo proposto dal PD

L’obiettivo dichiarato è contrastare il dumping contrattuale, la concorrenza sleale, l’evasione fiscale e il lavoro nero. In pratica, si propone una via alternativa rispetto al salario minimo legale, ritenuto “inefficiente” dalla Lega.

Trattamento economico accessorio legato al territorio

La mozione propone anche un “trattamento economico accessorio” collegato al costo della vita nelle diverse aree del Paese. Un sistema che richiama quello delle vecchie “gabbie salariali”, con l’intento di adeguare gli stipendi al contesto territoriale.

In base alla proposta, un lavoratore di una grande città – dove la vita costa di più – potrebbe percepire un aumento maggiore rispetto a chi lavora in un piccolo centro. La misura implicherebbe quindi una differenziazione anche geografica, con un impatto evidente tra Nord e Sud Italia. La proposta consentirebbe di arrivare ad un adeguamento dei redditi (almeno del 2%) in maniera automatica, senza negoziati e senza attesi, con un intervento legislativo. Concetto che appartiene alla logica del salario minimo legale e non certo del sistema di relazioni sindacali e contrattazione collettiva, che la proposta cerca – in qualche modo – di raggirare.

Si attendono le reazioni delle parti sociali

La proposta sarà oggetto di confronto con le parti sociali. In particolare, si attende la posizione di Confindustria, i cui contratti collettivi nazionali (CCNL), come quelli dei metalmeccanici e del legno-arredo, già prevedono meccanismi di verifica e aggiornamento (semi-automatico) basati sull’indice inflattivo IPCA NEI (al netto dei beni energetici importati).

L’introduzione di un adeguamento fisso del 2% annuo potrebbe entrare in conflitto con questi strumenti già esistenti. Così come la proposta di differenziare le aliquote in base ai territori e al costo della vita. Ipotesi sempre avversata dalle organizzazioni sindacali.

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