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Rinnovo Metalmeccanici: Welfare a 700€ e meno Salario. La Proposta Federmeccanica punta sui Flexible Benefit

Gli industriali propongono di aumentare il welfare aziendale fino a 500 euro netti in più quattro anni. Attualmente, i flexible benefit ammontano a 200 euro l’anno, erogati a giugno.

La nuova proposta arriva da Federmeccanica e Assistal nell’ambito del rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici.

Ma vediamo come funzionerebbe.

Flexible benefit: da 200 a 700 euro?

Secondo la bozza ufficiale, se i 200 euro attuali verranno utilizzati per spese con valore sociale e ambientale, scatteranno aumenti progressivi:
+50 euro il primo anno,
+100 euro il secondo,
+150 euro il terzo,
+200 euro il quarto anno.

Risultato: fino a 500 euro netti in più. Ma solo se i benefit saranno usati per finalità ben precise.

A cosa serviranno i nuovi benefit?

Il vincolo che farà salire l’importo del welfare è che i fondi aggiuntivi dovranno essere spesi per:

  • rimborso delle rette di asili nido e babysitting;
  • acquisto di libri scolastici e borse di studio;
  • assistenza agli anziani;
  • trasporto pubblico per il lavoratore e i familiari fiscalmente a carico.

In base a quanto si apprende, dunque, il welfare raggiungerebbe quota 700 euro annue (200 già previste + 500 vincolati a determinati servizi).

Il messaggio è chiaro: incentivare un welfare aziendale con impatto sociale e ambientale, uno degli elementi principali del CCNL ESG su cui puntano fortemente gli Industriali.

Meno soldi in busta, più welfare

Più welfare e meno aumenti salariali è uno dei cardini della “contro-piattaforma” di Confindustria. Un’impostazione che punta a spostare risorse dai minimi retributivi ad altri strumenti economici, come il welfare integrativo o la formazione.

A confermare questa visione è stato lo stesso presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, in una recente intervista al Corriere della Sera. Gli aumenti economici oltre all’inflazione – IPCA NEI (dovuta in base alla clausola di garanzia) non devono andare sui minimi retributivi. Ma su altri elementi economici, che alle aziende costano meno, come il welfare. «La risposta è sì, possiamo andare oltre l’inflazione. Lo abbiamo proposto attraverso il welfare e la revisione degli scatti di anzianità», ha puntualizzato Visentin.

Una strategia destinata a dividere

La proposta in sé per sé non è valutata negativamente dal sindacato. Ma è chiaro che ogni idea di usare il welfare per “pagare meno sul salario” è destinata ad alimentare lo scontro tra Industriali e sindacati, che spingono per aumenti nei minimi contrattuali di 280 euro, anche per contrastare l’inflazione.

Il dibattito è aperto. E il nodo resta sempre lo stesso: come redistribuire le risorse disponibili tra retribuzione diretta e prestazioni indirette.

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