HomeEvidenzaDocenti e ATA sono a rischio indigenza: i motivi e cosa fare

Docenti e ATA sono a rischio indigenza: i motivi e cosa fare

Una delle citazioni più note del defunto senatore Giulio Andreotti era “tirare avanti è meglio che tirare le cuoia”.

Partendo da questa massima, che ben rappresenta la situazione di tanta parte dei dipendenti della Scuola proviamo a suggerire alcune iniziative a questa categoria a forte rischio indigenza e povertà.

Perché i dipendenti della Scuola sono a rischio povertà?

Partendo dal presupposto che l’immissione in ruolo avviene dopo tanti anni di precariato, possiamo notare due grandi criticità:

  • gli stipendi a tempo determinato sono assoggettati ad incrementi minimi
  • si entra in ruolo sempre più tardi
  • i contributi versati sono minori rispetto ai colleghi.

Questo determina un circolo vizioso di stipendi bassi e pensioni future sempre più basse, circolo vizioso dal quale è difficile venir fuori.

A questi problemi aggiungiamo l’aumento dei prezzi dovuto all’inflazione, l’aumento delle rate dei mutui a tasso variabile, il mancato adeguamento degli stipendi al costo della vita.

La politica, nell’ultimo periodo, ha dato soluzioni lente e tardive, come l’abbattimento temporaneo del cuneo fiscale, che certamente possono essere un aiuto ma che si dimostrano non sufficienti a coprire la perdita del potere d’acquisto degli stipendi.

A questo va aggiunta la liquidazione dell’anticipo del contratto 2022/2024 che, essendo un intervento una tantum, risolve temporaneamente qualche piccolo problema familiare.

Dipendenti pubblici, niente anticipo TFS/TFR

dipendenti pubblici, rispetto ai privati, non possono usufruire dell’anticipo del TFS o del TFR per sopperire ad eventuali eventi eccezionali della vita.

Rispetto ai privati, tuttavia, sono più facilitati nell’accesso al credito ed è proprio questa facilità che può portare ad avere squilibri economici nel caso in cui in famiglia ci si trovi di fronti a gravi problemi.

L’aumento dell’aspettativa di vita spesso non coincide con l’aumento della qualità della stessa per cui i dipendenti con genitori anziani, con persone disabili, con mutui a tasso variabile, si trovano sempre più in difficoltà nell’affrontare i problemi della quotidianità.

Quali sono le modalità di indebitamento?

I dipendenti pubblici possono finire strozzati dai debiti quando si abusa dell’accesso al credito. L’insolvenza si verifica quando un eccessivo ricorso al credito porta ad avere nel nucleo familiare maggiori uscite rispetto alle entrate:

  • cessioni del quinto;
  • delegazioni di pagamento
  • piccoli prestiti

Queste tre tipologie di prestito possono gravare direttamente sullo stipendio. Poi ci sono i debiti extra stipendio:

  • prestiti personali con banche
  • carte di credito revolving
  • mutui ipotecari

Per i dipendenti pubblici è possibile ristrutturare il debito?

Il decreto legislativo 12 gennaio 2019 n. 14, consente anche ai cittadini la possibilità di accedere alla ristrutturazione del debito. Bisogna però dire che l’accesso alla ristrutturazione è molto macchinoso, costoso ed è necessario giungere ad un accordo con i creditori.

Bisogna quindi rivolgersi ad un legale che dovrà proporre il piano di rientro ad un Organismo di Composizione della Crisi da Sovraindebitamento. Questa soluzione potrebbe essere conveniente per quei debitori che hanno la proprietà di immobili per i quali possono mettere a disposizione il ricavato ai creditori.

Quali altre soluzioni potrebbero essere adottate?

Tenendo presente che ogni soluzione adottata dalla politica deve necessariamente avere la copertura finanziaria, una soluzione possibile a tante crisi temporanee potrebbe essere l’anticipo del TFR/TFS.

L’anticipo potrebbe avvenire tramite banche oppure tramite lo stesso INPS coperto dal fondo credito o da un leggero tasso di interesse.

In questo modo l’anticipo non graverebbe sul bilancio dello Stato e potrebbe essere una opportunità per ridare speranza ai pubblici dipendenti e, nello stesso tempo, anche a coloro che vantano crediti nei loro confronti.

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