HomeEconomia & LavoroEcco perché Quota 100 non piace ai Paesi 'frugali'

Ecco perché Quota 100 non piace ai Paesi ‘frugali’

AGI – Quota 100 non piace all’Europa, soprattutto all’Olanda, e rischia di diventare terreno di scontro per la concessione delle risorse a fondo perduto, attraverso il Recovery Fund, a quei paesi che maggiormente hanno accusato l’impatto del coronavirus sulla propria economia.

– Un privilegio ingiusto, secondo Rutte

Già a febbraio l’Europa richiama l’Italia sul tema delle pensioni. Nel Rapporto per paese della Commissione europea si legge che il nostro paese non ha fatto “nessun progresso” sul fronte previdenziale “per ridurre la quota delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare spazio per altre spese sociali e di crescita”. Ma a puntare il dito, soprattutto contro Quota 100, è il premier olandese, Mark Rutte, che considera l’anticipo pensionistico voluto da Lega e M5s un “privilegio ingiusto”. 

​A quanti anni si va in pensione in Olanda?

Stando ai dati Ocse, nei Paesi Bassi si può andare via dal lavoro solo 2 anni prima dell’età legale, in Austria 3 anni, in Danimarca 1,3 anni e in Svezia addirittura si va in pensione più tardi dell’età legale. In Italia, invece, prima dell’introduzione di Quota 100, l’età effettiva di pensionamento per gli uomini era di 63 anni e 3 mesi, contro i 65 anni e 2 mesi in Olanda. Sempre secondo i dati Ocse, l’Italia spende il 16,2% del Pil in pensioni, contro il 5,4% dell’Olanda (che si affida a un sistema di fondi pensione privati).

E in Italia?

Per quanto riguarda i requisiti della pensione di vecchiaia, nel 2019 e 2020 l’età minima di accesso non ha subito incrementi, rimanendo pari a 67 anni in tutti per entrambi i sessi e per i settori lavorativi dipendenti privati e autonomi. I requisiti della pensione anticipata restano pari a 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per le donne e 42 anni e 10 mesi indipendentemente dall’età. Sono previste poi ulteriori possibilità di uscita anticipata dal lavoro: Quota 100, Opzione donna e i canali di uscita per i lavoratori precoci e per gli addetti a mansioni gravose e a lavori usuranti. 

Come funziona quota 100? 

‘Quota 100’ è la misura sperimentale, introdotta dal governo giallo-verde, che modifica la legge Fornero. L’anticipo pensionistico è una prestazione economica erogata, a domanda, ai lavoratori dipendenti e autonomi che maturano, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2019 e il 31 dicembre 2021, alcuni requisiti. Nello specifico, può andare in pensione chi ha almeno 62 anni di età e 38 anni di versamenti senza alcuna penalizzazione. Dal primo aprile 2019 possono andare in pensione i lavoratori privati che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018 e poi ogni 3 mesi dal raggiungimento dei requisiti Dopo 3 mesi i lavoratori privati a partire dal 1 gennaio 2019. I lavoratori pubblici possono andare in pensione dal 1 agosto 2019 e poi ogni 6 mesi dal raggiungimento dei requisiti. 

Il numero di pensioni anticipate frena nel i trimestre 

Nel primo trimestre 2020 le pensioni liquidate dall’Inps sono 157.038 con un importo medio pari a 1.128 euro. Lo rende noto l’Inps nell’Osservatorio flussi di pensionamento che evidenza una frenata del numero delle pensioni anticipate. Infatti, il loro peso (55.085) su quelle di vecchiaia (54.009), che aveva visto un importante aumento nel 2019 rispetto all’anno precedente sia per l’aumento dell’età legale sia per l’introduzione della “Quota 100”, ritorna nel primo trimestre 2020 a livelli più bassi arrivando a una quasi parità tra pensioni di anzianità e di vecchiaia liquidate. Con il Covid le domande per la pensione anticipata sono calate ulteriormente. A maggio, infatti, secondo quanto ha riferito il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, le domande di Quota 100 sono calate da 6 mila a 4.815, quelle di Ape sociale ammontano a 410 e quelle di Opzione donna 894. 

Quanto pesano le pensioni anticipate?

Stando ai dati Istat del report ‘La protezione sociale in Italia e in Europa’ diffusi a fine aprile, per quanto riguarda le prestazioni previdenziali, sono sempre le pensioni la componente più onerosa, con una spesa che assorbe da un massimo del 90,7% nel 2002 a un minimo dell’86,6% nel 2019 (pari a 275,1 miliardi); il peso relativo assunto nel 2019 è il più basso dal 1995, nonostante la spesa aggiuntiva dovuta alla misura denominata ‘Quota 100′ (circa 2,1 miliardi di pensioni, più altri 600 milioni circa di Tfr).

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Fonte: agi.it

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