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Contributi INPS non pagati: ecco come mettersi in regola e anticipare le uscite

Coloro che intendono andare in pensione riscattando di tasca propria i contributi per i periodi non lavorati possono farlo. È il meccanismo noto come pace contributiva, i cui termini sono stati ufficializzati dall’INPS nella circolare n. 69 del 29 maggio 2024.

Riscatto periodi non lavorati: chi può fare domanda

La pace contributiva è una sorta di riscatto dei periodi non lavorati durante i quali, quindi, non c’è copertura previdenziale obbligatoria. Aumentando gli anni di contributi versati, i lavoratori possono raggiungere il numero minimo di contributi per andare in pensione, assicurandosi anche un assegno più alto.

Attenzione, la pace contributiva non va confusa con la pace fiscale: quest’ultima permette ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione con il Fisco, versando le imposte dovute senza applicazione di sanzioni e interessi. Con la pace contributiva, invece, si possono valorizzare esclusivamente i periodi di buco contributivo non coperti da obbligo.

Tale facoltà di riscatto è riconosciuta:

  • agli iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria (AGO) per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti (IVS) dei lavoratori dipendenti;
  • agli iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi e alla Gestione separata.

Come specifica suddetta circolare è necessario inoltre che l’interessato non sia titolare di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. Possono quindi accedere al riscatto i soli lavoratori privi di anzianità contributiva alla predetta data, iscritti a forme pensionistiche obbligatorie a partire dal 1° gennaio 1996.

Infine, bisogna non essere già titolari di un trattamento pensionistico diretto.

Quanti anni si possono riscattare

È consentito il riscatto di massimo 5 anni anche non continuativi. Il periodo di vuoto deve collocarsi in epoca successiva al 31 dicembre 1995 e precedente al 1° gennaio 2024. Come anticipato, sono riscattabili soltanto i periodi non soggetti a obbligo contributivo. Ne consegue che la facoltà di riscatto non può essere esercitata per recuperare periodi di svolgimento di attività lavorativa con obbligo di versamento contributivo. 

Ma quanto costa ricorrere alla pace contributiva? Tutto dipende dall’ultima retribuzione percepita dall’interessato, che va moltiplicata per l’aliquota IVS del 33%. Pertanto, più si guadagna e maggiore è il costo da pagare per il riscatto di ogni anno non lavorato. Per questo motivo può convenire ricorrere alla pace contributiva quando l’ultimo stipendio non è particolarmente elevato. È concesso il frazionamento in rate.

Come inviare la domanda per la pace contributiva

La presentazione della domanda di riscatto è limitata al biennio 2024–2025. Pertanto, si può inviarne richiesta da gennaio 2024 a dicembre 2025.

Possono inviare l’istanza sia il diretto interessato che i suoi superstiti o, entro il secondo grado, anche i suoi parenti e affini. A differenza di quanto previsto per la pace contributiva del 2019, la nuova pace contributiva non prevede che l’onere versato sia detraibile dall’imposta lorda nella misura del 50%. Non è quindi possibile portarlo in detrazione.

La domanda va presentata telematicamente attraverso:

  • il portale web;
  • il Contact center multicanale;
  • gli Istituti di Patronato e gli intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.

Per qualsiasi altra informazione si rimanda alla lettura integrale del suddetto messaggio INPS.

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