Ci sarebbe qualcosa da rivedere nei parametri di assegnazione dell’Assegno di Inclusione. In particolare nell’ISEE, che così com’è rischia di essere troppo limitante.
A suggerirlo è il comitato scientifico, nella relazione per la valutazione del RdC pubblicata il 13 giugno scorso. L’Assegno di Inclusione, infatti, ha sostituito dallo scorso gennaio il vecchio Reddito di Cittadinanza. Anche se la platea di cittadini che può accedervi è più ristretta rispetto a quella che poteva avere il RdC. Per questo motivo, secondo il comitato ci sarebbe qualcosa da cambiare.
AdI, platea ridotta ma importi alti
Nella relazione del comitato emerge che, secondo le stime effettuate dall’Euromod, “l’Italia è tra i Paesi che prevedono un elevato importo dell’integrazione al reddito in relazione alla soglia di povertà ma con livelli di copertura del numero delle persone povere inferiori alla media europea“. Tradotto, gli importi riconosciuti in Italia sono più alti rispetto a quelli erogati in Europa ma ne hanno diritto meno persone. Nella media europea, infatti, la platea dei beneficiari è più ampia, anche se gli importi erogati a titolo di integrazione al reddito sono più bassi.
Ciò accade per via delle condizioni stabilite dalla legge italiana per accedere al Reddito di Cittadinanza prima e all’Assegno di Inclusione poi. I requisiti di reddito e di patrimonio posti dalla normativa, infatti, possono comportare l’esclusione di cittadini che l’ISTAT considera poveri ma che per accedere ai sussidi statali non lo sono abbastanza.
Per questo, dal comitato scientifico arrivano dei suggerimenti.
Quale reddito e ISEE per avere l’Assegno di Inclusione?
Dalla relazione del comitato scientifico per la valutazione del RdC, nelle raccomandazioni si legge:
“si propone di adeguare all’evoluzione dell’inflazione almeno il valore della soglia del reddito familiare ISEE per la partecipazione alle misure, attualmente di 6.000 euro moltiplicati per la scala di equivalenza.”
Inoltre, “il sussidio erogato a livello nazionale dovrebbe essere considerato come un livello minimo della prestazione da integrare con misure personalizzate e con programmi di potenziamento dei servizi che tengano conto delle caratteristiche dei nuclei familiari e del territorio di appartenenza, predisponendo dei pacchetti nazionali di misure facilmente accessibili e da erogare sulla base dei fabbisogni che possono emergere dalla valutazione multidimensionale dei nuclei familiari (sanitaria, assistenziale, abitativa, lavorativa)“.
Insomma, secondo il comitato scientifico la soglia ISEE per accedere all’Assegno di Inclusione andrebbe aggiornata, perché un valore del reddito familiare inferiore a 6.000 euro sarebbe troppo stringente e non adeguato all’evoluzione dell’inflazione. Infine, la ricarica mensile non può essere considerata come l’unica strada per uscire dalla povertà. Il sussidio economico andrebbe integrato con un pacchetto di misure personalizzate pensato in base alle esigenze e ai bisogni dei singoli nuclei familiari.