HomeEvidenzaReddito di cittadinanza, lavoro in stand-by per chi è «fragile»: i dettagli

Reddito di cittadinanza, lavoro in stand-by per chi è «fragile»: i dettagli

Il Ministero del Lavoro ha reso noto i contenuti dell’Accordo tra Governo, Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano e gli enti locali (per visualizzarlo clicca qui) per la gestione del Percorso di inclusione sociale dei percettori del Reddito di cittadinanza cd. fragili in quanto nel nucleo familiare sono presenti particolari criticità che rendono difficoltoso l’avvio di un percorso di inserimento al lavoro.

Il percorso di inclusione sociale viene avviato nel momento in cui l’Operatore del Centro per l’Impiego accerta la presenza di condizioni di fragilità che impediscono – come detto – di avviare un percorso di inserimento al lavoro (bisogni di cura e funzionamenti personali e sociali) “trasferisce” la gestione della situazione sociale del richiedente ai Servizi comunali competenti per il contrasto della povertà.

LA VALUTAZIONE DEL CENTRO PER L’IMPIEGO

La “presa in carico” di questi beneficiari del Rdc può avviene secondo le modalità già stabilite a livello locale dai servizi territoriali competenti. Oppure in caso di mancanza di regole territoriali interviene proprio questo “Accordo” che stabilisce le modalità di avvio del percorso di valutazione, attraverso la collaborazione tra i servizi competenti, e successivamente di accompagnamento dei beneficiari all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale.

La valutazione della situazione del beneficiario che chiede l’avvio del percorso di inclusione sociale (alternativo a quello “lavorativo” in senso stretto) deve essere fatta – dice l’Accordo – tenendo in considerazione le caratteristiche personali dell’utente (cura di sé, modo di presentarsi, ecc.) ed eventuali criticità nella gestione delle relazioni sociali (tolleranza e capacità di gestione delle situazioni di difficoltà, atteggiamenti aggressivi), nonché eventuali altri disagi relativi ad esempio all’abitazione principale, all’assistenza di familiari, eventi traumatici di cui è stato vittima, ecc.

Al termine del colloquio, qualora l’Operatore del Centro per l’Impiego ravvisi la presenza di una situazione di “fragilità” che renda necessario un supporto sociale e specialistico finalizzato al superamento delle criticità che rendono difficoltoso l’avvio di un percorso di inserimento lavorativo, l’operatore provvede ad inviare il richiedente ai servizi comunali competenti per il contrasto alla povertà.

PATTO PER L’INCLUSIONE SOCIALE

Nel caso in cui venga inserito nel Patto per l’inclusione un impegno di natura lavorativa, l’intero nucleo familiare di appartenenza dovrà sottoscrivere anche un Patto per il lavoro, nel cui ambito verranno attivati i relativi sostegni, definiti gli impegni e verificato il rispetto delle condizionalità.

Nell’ambito del Patto per il lavoro  e  del  Patto  per  l’inclusione sociale il beneficiario è tenuto ad offrire la propria disponibilità per la partecipazione a progetti  a titolarità  dei  comuni,  utili  alla   collettività,  in   ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela  dei beni comuni, da svolgere presso  il  medesimo  comune  di  residenza, mettendo a disposizione un numero di ore  compatibile con le altre attività del beneficiario e comunque non inferiore  al  numero  di otto ore settimanali, aumentabili fino ad un numero massimo di sedici ore complessive settimanali con il consenso di entrambe  le  parti.

IMPEGNO AD ATTIVARE I SERVIZI SOCIALI

Con l’Accordo l’ANCI, l’associazione dei Comuni, si impegna a rimuovere tutti i vincoli amministrativo-burocratici alla spesa per i comuni che limitano fortemente l’intervento dei servizi sociali comunali a sostegno dei cittadini più fragili nonché l’assunzione di assistenti sociali a valere sulle risorse del Fondo Povertà.

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