Con l’avvento e la diffusione del Covid in Italia è stato introdotto il divieto di licenziamento per legge.
Una medesima disposizione è stata prevista dal Governo spagnolo, dove – anche lì, come in Italia – il provvedimento è stato oggetto di continue proroghe nell’ultimo anno.
Di proroga in proroga è accaduto che una lavoratrice spagnola ha impugnato giudizialmente il licenziamento per giustificato motivo oggettivo davanti al Tribunale di Barcellona, motivato dal calo di vendite e commesse dovute alla pandemia da Covid-19, deducendo la nullità del recesso, in quanto intimato in violazione del divieto di licenziamento per ragioni economiche imposto dal Real Decreto-Ley n. 9 del 27 marzo 2020.
Sulla domanda delle lavoratrice si è poi pronunciato il Giudice che ha rilevato 3 diversi “punti deboli” della legislazione spagnola proprio nel punto in prevede la continua reiterazione del divieto di licenziamento.
Primo: le continue proroghe hanno fatto assumere un carattere di stabilità alla misura fino al punto che essa non è più in grado di garantire la finalità originaria prevista dalla legge, di misura temporanea a difesa dell’occupazione e all’integrità dell’attività economica.
Secondo: la norma e le continue proroghe sono contrarie al diritto spagnolo e precisamente stride con l’art. 38 della Costituzione spagnola (molto simile a quella italiana specie sulle libertà fondamentali).
Terzo “punto debole” – questo sì che si incrocia con le vicende italiane – è che il divieto di licenziamento e la sua continua proroga violano l’art. 16 della Carta europea dei diritti fondamentali che riconoscono la libertà di impresa e di iniziativa economica.
BLOCCO DEI LICENZIAMENTI: LA SENTENZA SPAGNOLA E L’ITALIA
Una sentenza, quella del Tribunale di Barcellona, che si applica chiaramente al caso della lavoratrice spagnola che ha fatto ricorso e che non si vedrà riconosciuto alcun diritto al reintegro, ma che in “casa Italia” fare discutere e anche molto. Già da tempo, infatti, diversi giuslavoristi sostengono che occorre mettere fine a queste continue proroghe del divieto di licenziamento poichè giudicate irragionevoli e in violazione con l’art. 41 della Costituzione italiana.
Un messaggio neanche troppo criptico diretto al nuovo Governo guidato da Mario Draghi, sempre attento a rispettare i principi fondamentali su cui si fonda l’Unione europea, che da qui a pochi giorni dovrà prendere una decisione sul blocco dei licenziamenti che attualmente è vigente fino al 31 marzo, ma che i sindacati vorrebbero prorogare fino al termine dell’emergenza e che le Imprese vorrebbero iniziare a mettere in discussione magari limitandolo ai soli settori più duramente colpiti dalla crisi.
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Fonte: Lavorosì.it