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Dl Rilancio, l’intesa sui lavoratori stranieri: “Permesso a chi ha avuto contratto nel 2019”. Lamorgese: “Dignità per colf e braccianti”

Per ottenere un permesso temporaneo per la ricerca di lavoro si deve presentare un regolare contratto di lavoro stipulato nel 2019. È questo il punto di caduta che ha consentito di raggiungere l’intesa su uno dei nodi più difficili del decreto Rilancio che, dopo vari rinvii, il governo punta ad approvare nel consiglio dei ministri atteso per oggi. L’accordo sui lavoratori stranieri riguarda anche colf e badanti e prevede un permesso temporaneo della durata di sei mesi, come chiesto da Italia Viva. Il M5s stanotte con il capo politico Vito Crimi ha definito l’intesa “soddisfacente“: ha ottenuto appunto la restrizione della platea ed evitato la sospensione o l’estinzione per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione, sfruttamento e caporalato. “L’emersione del lavoro nero riporterebbe a una condizione di legalità una realtà di lavoratori impiegati come braccianti e, nelle nostre case, come colf e badanti. L’intenzione del governo è garantire la dignità delle persone, la tutela della legalità e le esigenze del mercato del lavoro”, ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, al question time al Senato.

“Viene regolarizzato chi ha un permesso di soggiorno scaduto”, spiega la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, a Radio Anch’io. La promotrice della norma spiega che “quindi milioni di badanti che vivono nelle nostre famiglie, e i lavoratori agricoli che hanno lavorato in agricoltura” possono chiedere “senza un datore di lavoro che li accompagni, un permesso di soggiorno temporaneo e quando esibiscono un rapporto di lavoro passato in agricoltura, possono ricevere un permesso di lavoro per 6 mesi“.

“Ho proposto di creare un percorso di legalità per le persone presenti nel nostro Paese e non solo per il settore primario, per una scelta di civiltà, per garantire sicurezza alle comunità“, ha spiegato poi la ministra Bellanova rispondendo al Question time al Senato a una interrogazione di Fratelli d’Italia. Una norma pensata “per non voltarsi dall’altra parte e lasciare la criminalità indisturbata nello sfruttamento delle persone e delle imprese, perché se non è lo Stato a farsi carico della lotta al caporalato l’alternativa è lasciare campo libero alle mafie“. Bellanova spiega che “in queste ore prosegue l’impegno per dare risposte utili alla pandemia”. “Ho chiesto di inserire contratti a termine per i precettori di indennità senza perdita di benefici nel limite di 2mila euro“, ha spiegato la ministra a Palazzo Madama.

“Con i ministri Bellanova, Provenzano, Catalfo abbiamo lavorato per mettere a punto un’ipotesi di intervento normativo che consenta la possibilità di concludere un contratto di lavoro subordinato per chi è impiegato o lo è stato in modo irregolare nella filiera agricola, della cura alla persona e del lavoro domestico. L’emersione del lavoro nero riporterebbe a una condizione di legalità quei lavoratori che di fatto sono impiegati nei campi come braccianti e nelle nostre case come colf e badanti”, ha spiegato anche la ministra Lamorgese.

Intanto anche il capo politico del M5s, Vito Crimi, ha confermato il suo ok all’intesa. “Non ci sarà alcuno sconto, alcun ‘condono’ penale o amministrativo, per chi ha sfruttato lavoratori stranieri. Lo sfruttamento del lavoro irregolare non è solo un reato particolarmente odioso, ma i soggetti che lo praticano agiscono in regime di concorrenza sleale, in barba a tanti imprenditori onesti”, ha spiegato Crimi. “Quello che abbiamo avuto all’interno della maggioranza – ha aggiunto – è stato un confronto lungo e serrato“. “Alla fine, non solo siamo riusciti a limitare i danni e ad apportare correttivi sostanziali, ma abbiamo anche ottenuto un grande risultato: oltre a non prevedere alcuna sospensione o relativa estinzione per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione, sfruttamento del lavoro e caporalato, nel provvedimento è stato inserito anche il raddoppio delle pene e delle sanzioni per chi viene scoperto con lavoratori in nero”, ha precisato Crimi.

“La norma alla quale siamo pervenuti – ha proseguito il capo politico del M5s – permette dunque al nostro settore agroalimentare di usufruire del personale necessario a svolgere il lavoro stagionale, e al tempo stesso consente di far emergere il lavoro nero e di punire ancor più severamente i responsabili di questa pratica odiosa”. “Così come auspicava il M5s – ha poi sottolineato Crimi – il perno del decreto è rappresentato dalla regolarità del contratto di lavoro. Potranno dunque richiedere il permesso i cittadini stranieri che avevano già un permesso di soggiorno e che dimostreranno di aver lavorato in modo regolare nei settori dell’agricoltura, assistenza alla persona e lavoro domestico. E dal momento in cui effettueranno la richiesta, potranno lavorare esclusivamente nei medesimi settori”. “Si tratta, in sostanza, di persone che hanno già lavorato recentemente in Italia e continuerebbero a esercitare le stesse mansioni già svolte in precedenza”, conclude il capo politico pentastellato.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it

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