Se la stretta per gli avventori di bar, ristoranti, cinema, palestre, piscine, concerti, ecc. è stata impressa dal Decreto Green pass (Decreto legge n. 105/2021) ed entrerà in vigore dal 6 agosto, quella per il personale e i titolari/gestori delle attività sta per essere varata dal Governo.
Ad annunciarlo è stato proprio il premier Mario Draghi parlando ai giornalisti in conferenza stampa venerdì scorso. “Ci stiamo pensando, è una questione complessa. E comunque è questione da discutere anche con i sindacati”, aveva detto l’ex presidente BCE (clicca qui).
L’incontro con i sindacati e le imprese non è stato ancora calendarizzato perchè evidentemente il Governo non ha ancora una posizione condivisa tra tutte le forze politiche che lo sostengono, tuttavia secondo quanto trapela da fonti di stampa ci sarebbe già una data dalla quale decorreranno nuovi obblighi per tutti coloro che lavorano nei locali pubblici con tavoli all’interno ‘colpiti’ dall’obbligo di Green pass che parte dal 6 agosto.
Ne parla il quotidiano Il Giornale in edicola oggi:
“Oltre al Dpcm che scatterà il 6 agosto e vieterà l’ingresso nei bar e nei ristoranti al chiuso ai clienti senza green pass, ne potrebbe arrivare un secondo, attivo dal 20 agosto, che obbligherà al green pass anche chi sta al di qua del bancone: gestori e dipendenti. Ne va dell’apertura dell’attività. La nuova regola creerà guai non solo a chi si rifiuta di vaccinarsi ma anche a chi ha arruolato personale giovane e quindi non ancora vaccinato”.
Dunque secondo quanto riporta il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti se il personale in forza presso questi locali pubblici è senza vaccino – probabile che sarà necessaria almeno la prima dose – l’attività resterà chiusa al pubblico. Al momento non è chiaro se verrà fatta una distinzione tra chi ha solo locali all’interno od anche locali esterni, lasciando almeno a questi ultimi ‘libertà di scelta’. Va comunque rimarcato che l’obiettivo del Governo, su indicazione del Cts, è quello di ristringere al massimo le possibilità di contagio da Covid nei luoghi di incontro (ma anche di lavoro), da questo punto di vista quindi è lecito immaginare che non verrà fatta alcun distinguo.
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