“Usiamo il green pass per chiudere la stagione delle misure restrittive alle imprese”. A chiederlo sono i titolari di bar e ristoranti che si riuniscono sotto l’associazione dei pubblici esercizi Fipe–Confcommercio, in una lettera firmata dal presidente Lino Enrico Stoppani al premier Mario Draghi e ai ministri competenti Garavaglia, Giorgetti e Speranza.
Una posizione, quella dell’associazione di Piazza Belli, che suona un po’ come una sfida nei confronti del Governo: visto che ora c’è il Green pass non si cambi linea ed evitiamo di caricare ancora sui pubblici esercizi tutto il peso della crisi pandemica. Ma anche degli improvvisi cambiamenti di fronte della politica. Di fatto è un invito ad andare avanti con l’obbligo della certificazione verde per entrare nei locali al chiuso di bar e ristoranti (così è dal 6 agosto), anche per evitare nuove regole che impongano nuovi adattamenti (e nuovi costi da sopportare) alle imprese.
“Il ritorno alla stagione delle misure restrittive sulle imprese deve essere scongiurato in ogni modo – si legge nella lettera – e lo strumento migliore per raggiungere il risultato è il green pass. Perché ciò si realizzi occorre collegare l’utilizzo progressivo del green pass all’evoluzione del quadro epidemiologico prevedendo che il cambio di colore delle regioni si accompagni proprio ad un uso più estensivo del certificato. In questo modo si raggiungono tre risultati: si incentiva la campagna di vaccinazione; non si penalizza la stragrande maggioranza degli italiani che hanno scelto responsabilmente di vaccinarsi; non si ferma neppure una sola impresa“.
“La nostra proposta – spiega ancora il presidente di Fipe-Confcommercio – è quella di estendere progressivamente l’uso del green pass, collegando i livelli di rischio con cui si classificano le regioni all’utilizzo progressivo della certificazione verde: man mano che peggiora il quadro sanitario, si amplia la platea di attività e servizi nei quali si accede con il green pass. Ci sembra il modo migliore per incoraggiare la campagna di vaccinazione, tutelare la libertà di chi ha scelto responsabilmente di vaccinarsi e superare definitivamente la faticosissima stagione delle chiusure o limitazioni alle attività, in particolare proprio dei pubblici esercizi”.
Per la Fipe è anche una “questione di equità”, necessario punto di arrivo in questa fase “dopo molti mesi di sacrifici, sarebbe infatti incomprensibile ricadere nelle maglie di nuove chiusure e restrizioni per causa di chi, dopo nove mesi di campagna vaccinale, sceglie ancora oggi liberamente di non vaccinarsi, aumentando con questa scelta individuale il rischio collettivo di assumere nuovi costosissimi provvedimenti, in termini sanitari, economici e sociali”.
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