Il decreto delocalizzazioni che i Ministeri del Lavoro e Sviluppo Economico hanno messo a punto nelle ultime ore è una versione più soft rispetto a quella a annunciata le settimane scorse: nessun inserimento in una black list, né tantomeno maxi multe sul fatturato per chi decide di spostare la produzione dall’Italia all’estero.
E’ evidente che il Governo non voglia andare allo scontro con Confindustria, anche se le rassicurazioni non sono state sufficienti a frenare i dubbi del presidente della confederazione di ‘Viale dell’Astronomia’ Carlo Bonomi che contesta vari aspetti dell’annunciato provvedimento che contiene una complessa procedura per chi intende spostare la produzione all’estero, delocalizzare per l’appunto.
Uno degli aspetti più indigesti agli industriali è evidenziato da Il Fatto Quotidiano in edicola oggi che esalta anche le conseguenze ‘politiche’ della misura:
“Questa procedura ha pure un paletto: se non si rispetta un nuovo iter, viene precluso l’accesso a contributi, finanziamenti o sovvenzioni pubblici per 5 anni. Così chi ha ribattezzato l’Italia ‘Sussidistan’, prendendosela con i governi che danno solo soldi a pioggia per sostenere i lavoratori, è ora lo stesso che teme che le imprese possano perdere improvvisamente denaro pubblico. Basta ricordare che la Gkn che a giugno ha cacciato 442 lavoratori via e-mail ha ricevuto 3 milioni di finanziamenti pubblici. Poi, preso il malloppo, ha deciso di delocalizzare”.
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