Dove va la Cgil (insieme a Cisl e Uil) in queste settimane in cui la campagna vaccinale del Governo cerca degli alleati?
E’ questa la domanda che si pone il notista sindacale Dario Di Vico in un articolo sul Corriere della Sera in cui scrive che rispetto al dibattito sull’introduzione dell’obbligo vaccinale il sindacato ha assunto una posizione che non va nella direzione di mettere in sicurezza i lavoratori ma altro:
“Tutto ovviamente parte dalla posizione assunta dal numero uno della Cgil (Maurizio Landini, ndr) sul tema del Green pass nelle mense e più generale sull’obbligatorietà della vaccinazione. Mentre durante il lockdown il sindacato con molto coraggio aveva sottoscritto un protocollo di intesa con la Confindustria e sulla base di quel documento aveva nella buona sostanza garantito che le fabbriche continuassero a produrre quasi a pieno regime, nella stagione della variante Delta si è passati dalla strategia del petto in fuori alla tattica del braccino corto. Improvvisamente Landini (e anche i suoi due colleghi Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri) ha rotto il patto comunitario con le imprese e, a giudizio dei suoi critici, ha finito per coprire le posizioni dei no vax o comunque del fronte degli scettici”.
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